EDITORIALE – Se i vizi capitali sono sette…

La gioia spesso trascende nell’esaltazione, nell’autocelebrazione miope e incurante del mondo attorno che non si sofferma ad ammirare il protagonista ma che, invece aumenta il proprio ritmo per distruggerlo la volta seguente. Questo è il riassunto della vita, delle emozioni che si articolano nella quotidianità di ogni essere vivente. Ogni punto d’arrivo non deve essere considerato ultimo step di una salita, di una crescita. Ogni nuovo raggiungimento dovrebbe essere sprono per tentare a scalare un nuovo gradino, sempre più in alto senza porsi limiti. L’esaltazione provinciale, invece, è esattamente la nemesi della maturità, della crescita e del successo. Il potere ondivago dell’istintività corrompe l’animo e il cuore dei deboli, incapaci di valutare una situazione con gli occhi della ragione. Come si può passare, come fosse il gioco dell’oca dalla casella dell’autoflagellazione per l’epilogo della sfida casalinga con il Palermo (appena una settimana fa) al giubilo ampolloso e sfarzoso di aggettivi fuori luogo ed altisonanti per una vittoria conseguita contro chi, alla fine, è nettamente inferiore al Napoli. Ieri gli azzurri hanno conquistato “solo” tre punti, nulla più. Cosa importa se alla fine i gol siano stati sette, se nel corso della gara si siano celebrate due triplette, tra l’altro di ottima e pregevole fattura. Ai tre punti vittoria non sono giunti punti extra che avvalorano il gioco spettacolare e la scorpacciata di reti realizzate. Non sarebbe cambiato nulla se la partita fosse finita 1-0 con gol al 95′. Tre punti sono e saranno solo tre punti. Per averli basta segnare un gol, appena uno ne basta, più degli avversari. Un maestro del calcio, immortale e leggendario come Boskov diceva: “meglio vincere sei partite 1-0 che una sola 6-0″.

Su quest’ultima considerazione ci sarebbe molto da riflettere. Non è importante lo show di una domenica (anche se i precisini sottolineeranno si trattasse di un sabato) ma è importante la continuità del successo nel tempo. Questo manca al Napoli. Gli azzurri sono capaci di stupire, umiliare e stracciare gli avversari ma, allo stesso tempo, sono capaci di fare altrettanto nei riguardi delle ambizioni sue e dei propri tifosi. Il Napoli contro il Bologna non è entrato in campo, ha letteralmente sbranato l’avversario azzannando da cannibale puro ogni ciuffo d’erba del Dall’Ara. Così non è stato con il Palermo, anzi dopo appena sei minuti ha incassato il gol. Una squadra capace di scrivere record figli di un gioco e di una qualità corale non può permettersi di pareggiare in casa con il Palermo. Non può permetterselo sciorinando una prestazione lenta, svogliata e quasi al limite del disinteresse. Il trionfo dilagante di Bologna è senz’altro figlio di questa considerazione e conseguente reazione. Ed è a questo punto che la domanda sorge spontanea: Quanto durerà l’effetto Palermo?

Le pecche di personalità evidenziate in ultima battuta contro i siciliani hanno “ucciso” ogni speranza di scudetto. Tanti si appellano ai numeri, alle statistiche per elogiare il Napoli e allora non capiamo come mai non si possano citare anche per sottolineare le mancanze, perseguendo una linea di pensiero che porta la miglioramento e non all’appiattimento mediocre e accondiscendente dei perdenti. Il Napoli, primo in molte statistiche, non ha battuto Palermo, Sassuolo e Lazio in casa, pur godendo di un fatturato notevolmente superiore. In trasferta, poi, non ha sconfitto il Pescara, cenerentola del nostro campionato e squadra che “tutti” hanno sconfitto. Proprio oggi, la Lazio, ha espugnato l’Adriatico realizzando addirittura sei reti. In conclusione, fare “caroselli” per una vittoria che, numeri alla mano era ovvia e auspicabile anche dal più pessimista, non rappresenta lo stile dei vincenti, di chi non si accontenta di partecipare ma vuol vincere. La mentalità non si acquista sul mercato ma la si conquista attraverso i giusti esercizi mentali e, quindi, non ci offendiamo se l’innominato descrive l’ambiente juventino come uno di quelli adatti a spiegare il giusto modo per vincere. Usciamo dal provincialismo che, per risposta a questo commento, cita errori arbitrali ed altri aspetti che alla fine con lo sport non hanno nulla in comune. Qui stiamo parlando di mentalità, di atteggiamento.

Basterebbe pensare ad una cosa che fa male in primis a chi scrive, il Napoli dello spettacolo puro, che vanta il settebello magico e che conquista record su record statistici, al momento è solo terzo in classifica. Se i vizi capitali sono sette, riflettiamo con attenzione sui sette gol del Napoli senza peccare, però.

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