Home Editoriali EDITORIALE – Dov’è finita la cultura della sconfitta?

EDITORIALE – Dov’è finita la cultura della sconfitta?

Prima di imparare a vincere sarebbe opportuno imparare a perdere.

Godere delle vittorie, dei successi, e prendere da esse i giovamenti è cosa assai facile e semplice. Non occorre maturità e senso del decoro, della dignità. Saper accettare, invece, una sconfitta, è qualcosa che solo chi possiede dignità e il giusto senso della competizione leale può perpretare attraverso gli atteggiamenti e le parole. Sempre più spesso, però, l’arrivismo miope e l’unilateralità ottusa ed arrogante dilania il sano concetto del rispetto umiliando la prima regola della vita: azionare il cervello prima di parlare. Il caso poi ancor più curioso e divertente è che certe esclamazioni comiche si scatenino solo ed esclusivamente nei confronti di quelle realtà politicamente meno forti. La buona e sana coerenza è distrutta dalla convenienza che impone di essere grandi con i piccoli e piccoli con i potenti. Insomma, i sani principi che dovrebbero distinguere gli essere umani dagli animali sono perduti oramai. In una gara dominata ai punti, in cui sopratutto nella ripresa il monologo azzurro è stato disarmante, qualcuno protesta avviando una caccia alle streghe fastidiosa e pretestuosa. Cosa importa, infatti, considerare che nella prima frazione di gioco ci fosse un possibile, anche più di possibile, rigore per gli azzurri. Cosa importa considerare che l’unico gol realizzato sia nato da un autogol rocambolesco. Non è importante valutare con coerenza ciò che il campo mostra, giusto invece voler trovare il pretesto per scatenare una polemica senza senso e al limite dello stucchevole. Questa è la politica dei perdenti, di chi si trova ad occupare posizioni di spicco senza possederne autorità e titolo. Questa è la politica che impazza nel nostro paese in ogni settore e che sta lacerando ogni possibilità di crescita e miglioramenti generali per la comunità. A questo punto, nasce un problema morale ed educativo. Dare i giusti esempi di civiltà, sportività e rispetto sono i capisaldi per le generazioni che verranno e che, inevitabilmente, dovranno guidare il domani. Dissacrare le fondamenta degli esseri umani virtuosi è un impoverimento pericoloso, dannoso per il presente e funebre per il futuro. Dalle sconfitte si forgia il carattere, la personalità e da esse si costruiscono le vittorie. Piangere in modo puerile, comico e infantile equivale a perdere in partenza. Evidentemente la moda di addossare ad altri colpe personali si sta diffondendo a livello capillare. Peccato. Sprecare parole a rispondere cercando di far capire agli stolti quale debba essere la via corretta da seguire equivale, purtroppo, a dare senso al loro turpiloquio offensivo per l’intelligenza. A questo punto, quindi, meglio tacere. Infondo i proverbi degli antichi, dei saggi, dicevano questo: dove l’ignoranza parla, l’intelligenza tace. Facciamo quindi scorrere l’eco delle recriminazioni insensate come acqua di un torrente, dopo poco il loro odore si dissolve e torna l’acqua pulita e decontaminata. In attesa di ciò, cerchiamo di farci grasse risate e permetteteci però di aggiungere, sportivamente, che vincere così è ancora più bello e soddisfacente.

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