EDITORIALE – L’Everest Galattico per riscrivere la storia!

Come nel più classico dei libri dei ricordi potremmo dire che “correva l’anno 1987 e in un San Paolo versione polveriera gli azzurri sfidavano i colossi del Madrid”.

Era esattamente la notte del 30 settembre di quasi trenta anni fa, il Napoli di Maradona apriva le porte del proprio tempio ai fenomeni in maglia bianca, aventi in squadra un certo Butragueno e non solo. La sconfitta al Bernabeu non spaventò i tifosi, accorsi in massa, e nemmeno la squadra capitanata dall’estro scapigliato del D10S. Ottantamila spettatori e forse pure qualcuno in più esplosero di gioia, facendo tremare la terra e facendo impazzire le proprie coronarie, al gol dell’illusione di Francini. Tanti che ora, il prossimo febbraio e marzo, assisteranno alla “partita delle partite” non erano nemmeno nati o erano troppo piccoli per ricordare. Le memorie delle emozioni che hanno cavalcato i cuori dei nostri padri hanno rappresentato per anni l’unica cartolina di quell’evento così raro nella storia azzurra. A distanza di trent’anni la storia è pronta a riscriversi, ad aggiornare le lancette del tempo per rituffare cuore ed emozioni in quelli che saranno, senza dubbio, i 180 minuti più lunghi degli ultimi anni. Un turbinio di emozioni, scosse telluriche al cuore e quel brivido che percorre selvaggio la schiena. Queste sono state le reazioni di tutti al sorteggio di Nyon che, dopo oltre un quarto di secolo, ha riproposto faccia a faccia il Napoli con i Galacticos. Tutti speravano che l’urna potesse essere più clemente con gli azzurri, tutti alle ore 12 si sono armati di amuleti per evitare i famigerati squadroni e avere un ottavo di finale più abbordabile. Il destino, invece, sa essere imprevedibile e spietato, quanto capace di offrire ai sogni la possibilità di esplorare se stessi per viaggiare ancora oltre, se possibile. La sfida impossibile, l’Everest madrileno e l’extraterrestre Cristiano Ronaldo rappresentano il biglietto d’ingresso nel teatro dei sogni dove solo i più grandi hanno possibilità di accesso. Il Napoli è entrato dalla porta principale in questo olimpo dorato trasportando con se una città e una piazza intera. Non ha più importanza la “sfortuna” del sorteggio, non ha più importanza pensare che gli azzurri avrebbero forse meritato un’altra sorte. Ad avere importanza, ora, per i tifosi è solo la voglia di voler partecipare a quella che sarà una pagina di storia indelebile della nostra epopea calcistica. Non ha importanza pensare a come fermare i loro piedi colmi di tecnica ed esperienza, non ha importanza pensare all’effetto schiacciante che si potrebbe provare in Spagna in casa loro, non ha importanza pensare che forse ogni sforzo potrebbe essere vano. Ad importare è la voglia d’impresa, la volontà matta di mettere paura a chi paura non l’ha mai avuta. Ad importare è la certezza che gli uomini di Sarri danneranno loro stessi offrendo l’anima al diavolo pur di poter scuotere e, magari, abbattere la montagna invalicabile del Blancos. A questo punto, forse, sarebbe giusto ringraziare la sorte e sorriderle perché se il calcio è emozioni, se la Champions League è la competizione dei sogni, non poteva capitarci sfida migliore di questa. Gli azzurri con molta probabilità andranno ad affrontare i campioni del mondo e questo, scusate se è poco, andrà ad aggiungere ancor più fascino alla sfida delle sfide. Non deve esistere paura, timore reverenziale nei confronti di chi ha da sempre comandato il pallone. Il Napoli dovrà coltivare l’idea folle di giocarsela alla pari, di sfidare Golia così come fece Davide. Nulla è impossibile finchè si riesce anche solo ad immaginarlo. Il Real Madrid, seppur estremamente forte, non è di certo imbattibile e siamo sicuri che alla notizia dell’avversario non avrà esultato, anzi. Sarebbe assurdo pensare che abbiano paura ma, certamente, hanno la consapevolezza che se vorranno uscire dal San Paolo con la qualificazione dovranno “ucciderci”. Il Napoli avrà alle sue spalle una città intera, con armi sguainate, a trascinare gli azzurri verso l’impresa. L’urlo del San Paolo, la spinta “folle” della gente, trasformeranno l’arena di Fuorigrotta in un girone dantesco in cui anche il Real farà fatica a muoversi. Sarà un’autentica apocalisse d’emozioni, una notte in cui il respiro sarà sospeso tra il sogno e la realtà, tra il vivere ed il morire. Immaginiamo già quello che potrà essere il discorso di Sarri alla squadra, a metà brave heart e metà Al Pacino (protagonista di “ogni maledetta domenica”) per chiedere ai suoi di andare oltre l’immenso per divenire infinito. Ogni centimetro sarà conteso, combattuto come fosse l’ultimo, ogni pallone sarà azzannato con furia cannibale. Ogni energia sarà profusa per salire sulla vetta dell’Everest e respirare l’aria più dolce e leggera che possa esistere.

Se nonostante tutto, invece, il Real sarà più bravo di noi sul campo, pazienza. Perché a quel punto non importerà più l’eliminazione, il punteggio o altro. Ad importare sarà essere riusciti a ritornare lì dove solo con Maradona eravamo arrivati. Conterà avere la consapevolezza di non essere inferiori a nessuno e che, lottando come gladiatori indomiti per i nostri sogni, potremo spingere lo sguardo un gradino oltre dove siamo fermi adesso. Oggi è concesso guardare già all’anno che verrà e a questa sfida ma, senza indugi, da domani dobbiamo tornare con i piedi per terra perché alla sfida galattica manca ancora pò. Sfida in cui loro avranno tutto da perdere e noi…

Articolo precedenteNUMERIAMOCI SU – CAGLIARI-NAPOLI: azzurri assolutamente perfetti!
Articolo successivoPRIMA PAGINA – Corriere dello Sport: “Carica Napoli, tutti a Madrid!”