EDITORIALE – Napoli, stop! Dimentica…

Non esiste forse funzione migliore dello stop. Quando qualcosa non gode più del nostro interesse o desiderio, la possibilità di archiviarla con un semplice tocco del dito ci dà serenità. Così come accade quando guardiamo un film, nel momento in cui le immagini ci disturbano premiamo quella semplice quanto bella parola sul telecomando e il tutto si ferma magicamente.

Tante volte avremmo desiderato che la stessa possibilità ci fosse stata concessa nella vita di tutti i giorni, per risolvere problemi o situazioni difficili. Purtroppo, però, nella realtà è tutto molto più complicato e una semplice azione non può essere sufficiente. Ne occorrono, invece, tante con annesso sacrificio ed impegno costante per far cambiare rotta al destino. Destino che nel caso del Napoli è diventato di un colore azzurro sbiadito da quando Milik, circa un mese fa, si è infortunato. Da quel momento le sorti della squadra hanno percorsi sentieri ispidi, sconnessi e disastrati al punto da far smarrire la bussola che orientava verso l’alta classifica. I tentativi per rimediare al mal capitato non sono mancati, anzi, ma il risultato non si è mai discostato più di tanto da un sentimento di impotenza e da una concretizzazione piuttosto grama. Il Napoli, quindi, ha oscillato pericolosamente in questo ottovolante di impegni ravvicinati senza poter contare su una valida cintura di sicurezza ed oggi, sia in Italia che in Europa, gli orizzonti cominciano ad essere ottenebrati da nuvole di pioggia assai minacciose. Se lo “stop” nella vita non esiste, ad esistere in questo caso è la parola “pausa”. Queste due settimane di sosta giungono come un’oasi nel deserto, offrendo la possibilità di rigenerare lo spirito ricaricando l’ottimismo e l’impegno per ripartire poi, al rientro, con quella spinta necessaria perché il passato possa essere dimenticato. Come al raggiungimento di un ceck point, gli azzurri dovranno dimenticare ciò che li ha caratterizzati prima e concentrarsi sugli impegni che verranno. Quest’ultimi, infatti, saranno particolarmente delicati sia in campionato che in Champions in quanto decreteranno già dei primi verdetti, quasi o totalmente inappellabili. Questa sosta sarà importante anche per Sarri, il quale dovrà riflettere su come sfruttare al meglio tutti i cavalli della sua auto. Alcune modifiche sono necessarie per invertire il trend di una squadra che gioca si bene ma, a dispetto delle statistiche a fine partita, non porta a casa i tre punti che, fino a prova contraria, è l’unica benzina per poter camminare in classifica.

Questa pausa concede ad ognuno la possibilità di analizzare se stesso, le proprie azioni e le proprie parole. In questo momento, dalla società all’allenatore, per arrivare ai giocatori, tutti devono sentirsi sotto esame, nessuno escluso. Il gioco di squadra, la sinergia tra le parti e la collaborazione rappresentano i cardini da cui istituire qualcosa che duri nel tempo. L’approssimazione, l’incertezza e l’ostinazione sono invece cattive consigliere per ogni progetto che intende essere, anche minimamente, vincente. Cosa altrettanto certa è l’assoluto errore compiuto da molti di voler usare i singoli (in queste ore Reina) come tiro al bersaglio di frustrazioni e delusioni personali in merito ai risultati della squadra. La demonizzazione è una pratica arcaica che denota il poco intelletto di chi l’esercita. Argomentare dell’errore tecnico o comportamentale di una persona rappresenta l’analisi oggettiva ed imparziale di un accadimento, la ricerca ossessiva di capri espiatori ed artefici singoli di un presunto fallimento è la degenerazione della libertà democratica di parola. Il solco tra le due cose è netto anche se spesso non appare così evidente.

La sosta è quindi un’opportunità da non sprecare, una possibilità -forse l’ultima- per costruire nuovi presupposti sui quali costruire il prossimo futuro. “Stop! Dimentica perché…e tutto il resto andrà da se”. Solo dimenticando ciò che non è andato si potrà costruire un ricordo da non dimenticare come “una storia grande come il mondo, una storia lunga tutto il giorno, una… una storia”.

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