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EDITORIALE – La sosta prima e dopo la tempesta

Saranno molti i giocatori delle big europee impegnati con le proprie nazionali. 14  “napoletani” per la  precisione difenderanno i colori del proprio Paese a testimonianza di un livello elevato raggiunto dal club campano. Dietro ad ogni lato positivo se ne nasconde spesso un altro oscuro. Resta un’incognita la modalità con cui i nazionali rientreranno ma questo vale per tutti ed a tutte le latitudini. Altro dato pressochè inconfutabile è che vestire la maglia della propria nazionale è motivo di orgoglio per ciascun giocatore. La psiche, almeno quella, se ne gioverà sicuramente. Mens sana in corpore sano. Dopo la sconfitta di Bergamo, che ha lasciato non pochi strascichi, il Napoli dovrà rispondere presente e riprendere il suo cammino fatto di gioco e risultati. Alla fine, al di là del polverone che le dichiarazioni di Sarri hanno suscitato dopo la sconfitta  (definite una resa dai commentatori) conta e conterà il rettangolo verde. Le chiacchiere stanno a zero e se le porta via il vento, sia concessa la citazione non latina questa volta che rende perfettamente l’idea. Appena quattro punti dividono il Napoli dalla Juventus dopo sette gare di campionato, non una distanza siderale considerati gli eventi. Qualche decisione arbitrale a sfavore del Napoli ha sicuramente inciso a creare questo divario piccolo in classifica. Susseguente a ciò va correlato il presunto mal di trasferta e di mentalità imputato agli azzurri da illustri opinionisti che non ci sarebbe stato se le cose fossero andate secondo norma.  La differenza di fatturato e di investimenti pende a favore della Juventus anche se nel calcio questo può non essere determinante. Intervengono altri fattori a sparigliare i pronostici: organizzazione, infortuni, fortuna (l’arbitro rientra in questo fattore), condizione fisica, mentalità e chi ne ha più ne metta. Al Napoli sicuramente al di là di una mentalità da squadra di rango, abituata al doppio impegno Champions/Campionato senza che ne risenta il rendimento, manca l’esperienza necessaria per gestire le partite nate sotto una luna meno fausta del solito. Questa incapacità finora a saper essere anche meno belli e comunque vincenti è il tallone d’Achille della squadra di Sarri, che ogni volta (quasi sempre) che vince comanda il gioco e mette sotto qualunque avversario. La Juve in questo mostra tutto il suo pragmatismo e cinismo di squadra esperta ed avvezza a stare in alto. Molto probabile che il divario sui partenopei evidenziato l’anno scorso dalla classifica pari a nove punti sia stato determinato dalla capacità dei bianconeri di essere più continua e costante mantenendo lo stesso livello di concentrazione per tutto l’anno. Al Napoli tutto questo finora è mancato. Alla ripresa ci sarà uno stimolante incontro con la Roma che chiarirà se il Napoli abbia smaltito il presunto contraccolpo della sconfitta di Bergamo e se la Juve saprà riprendere da dove aveva interrotto, continuando a fare risultato. Il bel gioco può anche attendere. In un’ipotetica classifica se contasse solo quello il Napoli sarebbe pluridecorato. Buon campionato a tutti, anzi buona sosta.

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