EDITORIALE – Un azzurro alla ricerca della felicità

Squadra che vince, non si cambia“: un detto che ha sempre prevalso nel mondo calcistico, il quale oggi però non va più così tanto di moda, essendo stato surclassato dal cosiddetto turn-over, in particolar modo da quando, negli anni, i ritmi e soprattutto il numero delle partite sono aumentati.

Il Napoli, a differenza, si tutela e continua a cambiare poco per non cambiare nulla dal punto di vista di prestazioni e dei risultati. Alcuni di tale fiducia e di questa continuità sicuramente ne hanno beneficiato, altri invece sono passati più in ombra, trovando poco spazio.

Nei sorrisi degli azzurri che oramai hanno contagiato anche i tifosi, non tutti riescono a far brillare il proprio volto per i motivi sopra elencati. Le idee del nuovo mister hanno inevitabilmente portato alcuni di loro ad essere considerate delle vere ‘riserve’, ma quando i meccanismi e gli ingranaggi funzionano così bene, è difficile fare altre scelte.

In attacco, Insigne, Higuaìn, Callejon sembrano essere diventati gli ‘intoccabili’ per la grande forma fisica e, per i primi due, la porta è diventata la loro migliore amica, riuscendo a scalare le posizioni e insieme ad Eder, essere i capocannonieri attuali.

La panchina, però, ultimamente va particolarmente stretta ad un azzurro, facile poter arrivare a capire di chi si tratta: Manolo Gabbiadini sembra essere l’unico vero scontento di questo inizio campionato, non per i risultati sia chiaro, ma per non essere valutato esattamente il giocatore cardine di questo Napoli.

La società, più di tutte, l’inverno scorso ha creduto e puntato su di lui, 23 anni appena e già un futuro segnato nella nazionale italiana, anche se pure Conte l’ha snobbato nelle amichevoli tenutesi la settimana passata. Il club di De Laurentiis non può e non deve privarsi di questo talento purissimo, che fa del suo sinistro micidiale l’arma migliore.

L’allenatore toscano lo vede principalmente come una prima punta, quindi impossibile da schierare titolare al posto dell’argentino, ma date le numerose competizioni potrebbe ritagliarsi diversi minuti in Europa League, come si è potuto assistere contro la Legia Varsavia, partendo dall’inizio al posto dell’ex Real Madrid.

La corsa alla “maglia da titolare” nel reparto avanzato è sicuramente quella più difficile per l’imbarazzo della scelta che Sarri si ritrova, il che può essere un bene ma al contempo un male, appunto, perché possono crearsi situazioni tutt’altro che piacevoli. Col tempo bisognerà creare una sorta di equilibrio per permettere quindi a tutti di guadagnarsi i propri spazi e poter sentirsi protagonisti in questa squadra.

Arriverà anche il suo momento, i supporter gli sono sempre stati vicini perché è impossibile non apprezzarne le doti balistiche e le qualità di un ragazzo umile e tranquillo, che lo scorso anno fece benissimo sia con la maglia della Sampdoria che con l’attuale, raggiungendo complessivamente quota 18 gol.

Nella stagione in corso ha segnato solo contro la Lazio, dando il ‘la’ a tante altre reti che sicuramente delizieranno.

Fiducia, lavoro e determinazione, mai come ora servono questi ingredienti per riabbracciare il vecchio Manolo. Un’altra occasione ci sarà, probabilmente, giovedì quando il Napoli sarà ospitato dai danesi del Midtjylland, per stupire e dare dei dolci tormenti a Sarri.

Missione: ritrovare il sorriso (anche metaforico, dato che il numero 23 azzurro ironicamente viene ricordato per le espressioni sempre troppo serie) e i gol, che di quelli non ci si stanca mai.

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