EDITORIALE – Insigne, la nazionale e le polemiche: come difendersi dai “complottisti”

Lorenzo Insigne, il vero protagonista. Quante volte avete sentito il suo nome questa settimana? Addetti ai lavori, giornalisti, ma anche vostri amici al bar. Perché la rinascita di Lorenzo è sugli occhi di tutti, nessuno può restare indifferente al talento di casa Napoli, di qualunque fede esso sia. Cinque reti in sette gare di campionato sono le sue credenziali, unite ad una duttilità tattica importante che ti consente di adempiere anche il ruolo da trequartista in un 4-3-1-2 (modulo che sembra ormai passato di moda in casa Napoli) e all’amore per la maglia, dato non trascurabile che ha consentito al folletto napoletano di superare anche i difficili momenti dell’infortunio. Per un giocatore che si presenta così si spalancano, automaticamente, le porte della nazionale.

 

Insigne in nazionale, e scoppia il caso. O almeno, si cerca di farlo scoppiare. Già nella gara contro i rossoneri, dopo la prima rete, il folletto napoletano ha palesato disturbi al ginocchio, ma la successiva magia su punizione ha spento le paure dei tifosi. Durante il ritiro in nazionale si riacutizza il problema fisico, e insieme ad essa la polemica. Presunte pressioni da parte della società azzurra avrebbero favorito il rientro di Lorenzo, e i malpensanti rivedono i fantasmi di Claudio Marchisio, protagonista di un episodio simile durante la scorsa stagione. Ma sono solo chiacchiere fini a se stesse, avallate da chi non sa riconoscere il valore di un giovane e della squadra di cui fa parte.

 

Invidia, perché questo Napoli inizia seriamente a fare paura. Non ci stancheremo mai di dirlo: sei partite, un solo gol subito, vittorie importanti, bel gioco, giocatori che ritrovano loro stessi, un Higuain “sicuro partente” di buon umore (perché questa è la prima cosa che deve augurarsi un allenatore, avere sempre i suoi uomini migliori al top della condizione non solo fisica ma morale). E la polemica è il primario strumento dei detrattori per destabilizzare l’ambiente, questa magica atmosfera che, da qualche settimana, ricopre il San Paolo. Perché il Napoli condiziona le scelte della nazionale. Perché il Napoli deve avere sempre i suoi uomini migliori. Perché il Napoli è aiutato. Sembra complottismo, ma è paura.

 

Paura, perché una società capace di “condizionare” (a detta di qalcuno) le scelte del ct di una nazionale è una società potente, costituita da una squadra che può davvero puntare in alto. Caso Marchisio 2.0? Neanche, perché quella vicenda causò uno scontro diplomatico con lo staff medico bianconero. Il presidente Aurelio De Laurentiis ha parlato, invece, di sinergia totale da parte dei due staff medici, che hanno collaborato per valutare al meglio le condizioni di Lorenzo, agendo nell’interesse di tutti. Agli occhi del grande pubblico è venuto fuori, invece, un Napoli che si fa beffe delle scelte di Antonio Conte che, oltretutto, non ha avuto niente da ridire. Solo chiacchiere, nulla di nuovo sotto il sole.

 

Non sarà questo “caso” a scoraggiare mister Sarri, allenatore che ci ha abituato a saper gestire bene le tensioni provenienti dall’esterno, tramutandole in grinta e punti al servizio del suo Napoli. Beh, ecco la settimana di Lorenzo: la gloria di Milano, l’incidente, e adesso le voci dei maligni. Non c’è che dire, Lorenzo è sulle bocche di tutti, in bene o in male. Si parla di lui,  segno che sta lavorando bene, mettendosi degnamente al servizio di questo Napoli. Alcuni sono solo chiacchiere, Lorenzo è il distintivo.

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