EDITORIALE – L’Italia (non) s’è desta

Una serata che difficilmente un tifoso dell’Italia dimenticherà. Per tradizione calcistica, l’azzurro è sempre stato protagonista della competizione che abbraccia tutti i paesi del mondo. L’anno prossimo, in Russia, ci saranno tante new entry, vecchie glorie, squadre giovani e promettenti, ma si sentirà (e non poco) la mancanza del tricolore verde, bianco e rosso. Quattro mondiali vinti, il pregio di potersela giocare sempre, mancando soltanto nel 1958, proprio nell’anno in cui fu la Svezia il paese ospitante. Chiamiamolo destino o, semplicemente, un caso.

L’Italia di Ventura non è sicuramente la più forte di sempre, ma aveva la possibilità e il dovere di potersela giocare. Un sogno infranto non solo per i tifosi, ma anche per i due azzurri napoletani, Insigne e Jorginho, che avrebbero voluto provare l’emozione di poter vivere da protagonisti l’avventura in Russia. Il primo è stato relegato in panchina, praticamente, in entrambi i match giocando, all’andata, gli ultimi dieci minuti prendendo il posto di Verratti (!). La morte tattica di questo meraviglioso giocatore, insomma.
A conferma del fatto che si trovi in uno stato di forma eccezionale e che la crescita dal punto di sta tecnico sia meravigliosa, non ha per nulla sfigurato – anzi, nel primo tempo sicuramente il migliore in campo – l’italo-brasiliano il quale ha fatto una scelta di cuore scegliendo questo Paese. Jorginho, il faro che ha illuminato il centrocampo nel primo tempo, servendo tre assist al bacio agli attaccanti nostrani che non ne hanno saputo approfittare.
Le lacrime del numero 10, peraltro, sono state significative per chi ha deciso di non puntare su di lui in un doppio confronto così importante. Anche la discussione avuta tra Ventura e De Rossi, il quale aveva urlato all’allenatore – per l’ultimo cambio – di far entrare Insigne e non lui perché bisognava vincerla quella gara, è stata emblematica per capire l’organizzazione di quest’Italia.

Non avrà inciso molto l’esterno di Frattamaggiore in questo percorso, conscio che l’intera squadra aveva troppe difficoltà ed era giusto, in quei 90 minuti, affidargli delle responsabilità.

Così ieri sera, per ampi tratti, il miglior giocatore in campo è stato un brasiliano.
Così, ieri sera, il miglior giocatore italiano è stato in panchina.
Questa è la sintesi di una nazionale alla deriva.

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