EDITORIALE – A guardia della porta, il ritorno di Sepe

La prima presenza ufficale in stagione per Luigi Sepe contro il Chievo, nell’ultima gara di campionato, ha riacceso l’eterno dilemma su quale sarà il futuro della porta azzurra.

In grande silenzio (più suo che del suo procuratore ad onor del vero) Luigi Sepe in questi due anni si è ripreso, a poco a poco, la fiducia di Sarri e dell’ambiente Napoli. Dopo una stagione passata ai margini e nella quale, alla prima occasione, gli era sempre stato preferito Rafael, anche nella lista dei panchinari in Europa, il portiere di Torre del Greco, grande amico di Insigne, si è ripreso i galloni e ha scalato le gerarchie alle spalle di Reina. La sua presenza con il Chievo è stata appena la seconda con la maglia del Napoli, quasi nove anni dopo la prima che segnò l’esordio in A (sfortunato) contro la Fiorentina ad appena 17 anni e mezzo, e due anni e mezzo dopo l’ultima gara disputata in massima serie ad Empoli, con Sarri in panchina. Empoli e Sarri sembravano essere un marchio di fabbrica che gli avrebbe permesso di restare in pianta stabile in maglia azzurra ed invece non è stata tutta rose e fiori per Luigi Sepe. L’arrivo di Giuntoli e con lui di Gabriel dal Carpi (via Milan), lo spinsero a cercare fortuna altrove per evitare di ritrovarsi relegato in tribuna. La brutta stagione, ricca di polemiche e contraddizioni a Firenze, in prestito, lo ha riportato poi a Napoli tra la diffidenza di tutti. Lui, però, anche con l’appoggio del suo grande amico Lorenzo Insigne, ha ritrovato la giusta serenità e non si è fatto per nulla abbattere dalle critiche e dai pre-concetti, di un ambiente, come quello azzurro, che non è mai tenero con i suoi “figli”. Insigne certamente gli avrà fatto capire come gestire la pressione di una piazza che si aspetta sempre qualcosa in più dai giocatori napoletani che, storicamente, hanno sempre avuto grandi difficoltà ad affermarsi, subendo spesso pochi attestati di stima e molti di ingratitudine.

I maligni dicono che il Napoli sia stato costretto a trattenerlo sotto i ricatti del suo procuratore e solo per la questione “vivaio” ma conoscendo la gestione di De Laurentiis di questi anni, mai incline ai ricatti, specie dei procuratori, abbiamo seri dubbi. Giuntoli in primis e Sarri poi, se non avessero avuto fiducia nel ragazzo, avrebbero potuto scegliere una soluzione diversa e magari lasciarlo come terzo o trovare una sistemazione adeguata al ragazzo per non avere mugugni inutili nello spogliaioio. Luigi ha dimostrato, invece, sin dai primi giorni di Dimaro e durante le amichevoli internazionali, come l’Audi Cup, di essere cresciuto, anche di testa, e non solo nel gioco con i piedi, tanto importante per Sarri. Merito anche di Nista che su lui ha lavorato tanto un questo anno e mezzo. Questo ha spinto il Napoli a lasciare andare l’opzione Karnezis a fine Agosto e a sentirsi più tranquillo, anche a valle della chiusura della telenovela Reina di fine Estate. Sepe studia da titolare alle spalle di Pepe e, come a Chievo, ha intenzione di farsi trovare pronto in altre occasioni in cui il portiere spagnolo dovesse essere costretto a dare forfait. Certo i clivensi non hanno impegnato più di tanto l’estremo difensore azzurro ma è stata evidente a tutti la sicurezza con cui Sepe comandava da difesa e impostava il gioco, da buon alunno modello di Reina.

Ora Sepe si riaccomoderà in panchina per rifare spazio al suo “maestro”, ma ha dimostrato, con i 90’ di Chievo, di avere la personalità giusta per poter essere utile e affidabile in molte gare se ce ne sarà bisogno. Non solo in caso di acciacchi di Reina, ma anche solo per un turnover che serva proprio a preservare lo spagnolo da fastidi più gravi. E chissà che Luigi, nel suo piccolo, non abbia, a 26 anni, anche la grande ambizione di far ricredere tutti e magari prendersi i galloni da titolare il prossimo anno per seguire le orme della scuola di grandi portieri italiani che hanno fatto la storia azzurra.

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