EDITORIALE – 13 finali

Dopo la vittoria-disfatta di ieri sera a Lipsia contro la squadra tedesca, il Napoli è tornato a casa con l’unico obiettivo ancora in gioco: lo scudetto.
Più per scelta che per merito dell’avversario, l’Europa League è durata una settimana, un solo giro di boa; un sacrificio deciso a favore di un impegno più importante.

La squadra, probabilmente conscia di alcuni limiti numerici e tecnici, ha puntato tutto su un’unica strada, rischiando da una parte di rimanere a mani vuote, dall’altra di poter coronare quel sogno con un potere discrezionale di valutazione pari a zero.
Sarri, però, ha preteso che i suoi ragazzi non dicessero addio in modo indegno, da “cialtroni” come li ha definiti in conferenza stampa pre-gara. Si può dire quindi orgoglioso, soprattutto perché si doveva evitare una brutta figura in campo internazionale e per rispetto ai tifosi, quei 1200 innamorati che hanno sfidato il freddo e un risultato compromesso all’andata per seguire i propri beniamini. 94 minuti di cori, applausi, incitamenti che hanno, in parte, colorato d’azzurro il Red Bull Arena. Zielinski e poi Insigne hanno permesso dunque di sfiorare il cosiddetto ‘miracolo sportivo’, provato fino alla fine da Tonelli con quel colpo di testa da attaccante di sfondamento come estremo sforzo.

Da oggi si cambia libro, mancano 13 finali per sapere se il Napoli di Sarri finirà nella storia degli almanacchi, o semplicemente in quella dei ricordi di quel gioco fantastico e quel gruppo unito. Il mister ha paragonato il modo in cui la sua squadra gioca a calcio con quello dell’Olanda degli anni ‘7, scevra di trofei ma che segnò una nuova era importante nella vita di questo sport. Il pre e post Cruijff come molti lo hanno definito, dove il calcio totale è diventato oggi un marchio di fabbrica di grandi allenatori quali Sacchi e Guardiola i quali, utilizzando questa filosofia, hanno portato a casa trofei d rilievo.

Con la sfida di lunedì contro il Cagliari si può dire che si apra una terza fase della stagione, dopo l’uscita dalla Coppa Italia e ieri dall’Europa. Il percorso sarà altrettanto insidioso, ma giocare una volta alla settimana può dare i suoi vantaggi. Sarà solo il tempo a dire se la scelta sia stata giusta o meno.

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