CorSport: “Milik c’è e prepara il grande scatto finale”

Fatevi una domanda e, potendo, datevi pure la risposta: perché a quattro giornate dalla fine, alla luce di quel ch’è successo, riconoscendo a Sarri un catechismo personale, è inevitabile chiedersi quante volte possa venirgli la tentazione di lanciarsi nel turn-over. La Fiorentina è sufficientemente lontana, mancano ancora cinque allenamenti, e alla ripresa c’è poco da intuire ma qualcosa da scovare, nonostante l’apparente certezza che trasmettono i titolarissimi, domenica scorsa alla decima dall’inizio in campionato: però qualcosa è cambiato nel finale, con Milik, Zielinski e Rog, tre dei quattro cambi annunciati (dalla storia di questa stagione…). E allora: sono pensieri sparsi, nel libro bianco di un allenatore che ha un elevato tasso di fedeltà verso una formazione che sembra scolpita nel marmo, che difficilmente potrà cambiare, ma che qualche ballottaggio lo offre.

DIFESA. Il bunker non si tocca, neanche sino a prova contraria, e davanti a Reina è sempre il momento di Hysaj, Albiol, Koulibaly e Mario Rui, declamati così, da destra a sinistra, come la memoria ormai insegna. E’ una linea che elasticamente si muove attraverso meccanismi collaudati ed un rigore, persino offensivo, che nelle ultime settimane ha persino prodotto gol (Albiol con il Genoa e con l’Udinese; Tonelli con l’Udinese; Koulibaly a Torino). Un valore aggiunto, si direbbe.

CENTROCAMPO. Diawara ha giocato contro l’Udinese, sette giorni fa, e con il Chievo l’aveva risolta lui, proprio allo scadere: ma lo Jorginho di Torino sembra in vantaggio. Semmai, la freschezza di Zielinski (ed il suo palleggio) e l’esuberanza Rog (e la sua versatilità) possono spostare un po’ gli equilibri delle gerarchie, peraltro cristallizzati. L’ultimo Allan è apparso affaticato, almeno quanto Hamsik (che contro la Juventus è apparso rifiorito) ma una percentuale va concessa al polacco ed una più bassa anche al croato, partendo dal presupposto che il terzetto titolare sia in lievissimo e comunque percettibile vantaggio. Il resto lo fa natura della partita e quella dell’avversario.

ATTACCO. Sino a qualche settimana fa, gli intoccabili in assoluto erano quei tre là davanti, le piccole pesti capaci di dare la scossa in qualsiasi momento di qualsiasi gara: se Callejon rimane inavvicinabile, per assenza di sostituti con caratteristiche che gli somiglino; se Insigne ha talmente tanto talento, ed anche energia, da poter garantire sempre e comunque le due fasi; Mertens ha capito, perché glielo ha sussurrato anche il campo con le prestazioni, di avere Milik alle spalle: un concorrente (amichevole) che è mancato a lui ed al Napoli per cinque mesi. Ricordano le statistiche più recenti che: a Milano, contro l’Inter, il polacco ha avuto solo tre minuti, diventati poi nove con il Genoa, «trasformati» in venticinque con il Sassuolo (quando però è entrato al posto di Jorginho ed ha colpito la traversa in rovesciata), elevati a ventisei con il Chievo (gol ed assist), rimasti a ventiquattro nella San Siro rossonera. Con l’Udinese, la svolta: turn-over e maglia da titolare a Milik (ancora in gol), al quale vengono concessi 68 minuti; e la mezz’ora di Torino, che appare (quasi) come una minaccia. Farsi una domanda non necessariamente significa potersi dare una risposta.

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