In pochi giorni il gigante serbo che difende la porta azzurra ha parato due rigori
Il primo, a Lecce, nato soprattutto dalla voglia in sala VAR di trovare l’immagine giusta, è stato neutralizzato con una respinta sul tiro non impeccabile ma abbastanza forte e sufficientemente angolato del giovanissimo Camarda.
Ieri, invece, il rigore lo ha causato proprio lui, con una uscita da kamikaze su Morata, sfuggito ai difensori sul filo del fuorigioco ma lanciato nello spazio più verso la linea di fondo che verso la porta.
Facile, poi, farsi perdonare sul tiro indecente di Morata, lento, centrale e a mezza altezza: un rigore che aveva tutto per favorire il portiere.
Intendiamoci: i rigori li sbagliano anche i più grandi
Perfino Diego ne fallì diversi in maglia azzurra, ricordiamo quello decisivo con il Tolosa, e quello indolore con lo Sporting Lisbona, sempre in Coppa Uefa.
Vanja Milinković-Savić è davvero bravo in questo fondamentale: sarà la stazza, sarà lo sguardo, ma in un modo o nell’altro riesce spesso a condizionare il tiratore avversario.
Non basta questo per essere protagonisti
Il portiere è stato scelto anche per offrire una variante tattica all’impostazione dal basso, ma contro il Como ha faticato sotto pressione: troppi rilanci fuori misura e poca partecipazione a un palleggio pulito che avrebbe consentito al Napoli di uscire meglio dalla propria trequarti.
Guai ad accantonare il portiere dei due scudetti
Attualmente Alex Meret è ancora fermo per una frattura al piede, e ne avrà per qualche settimana.
Meret è diverso da Milinković-Savić, ma è forte, continuo e affidabile.
Non è certo un capitale da svendere o, peggio, da dimenticare in panchina.
E, a proposito di rigori, vale la pena ricordare che l’anno scorso, in un campionato vinto per un solo punto, un pezzettino di scudetto è passato proprio per i guantoni di Meret.
Fu lui a parare il rigore di Giménez del Milan alla trentesima giornata, spegnendo la rimonta rossonera e tenendo in piedi la corsa tricolore.






