Settimana difficile sul piano del gioco, anche se la classifica si muove
Il Napoli vince nel turno infrasettimanale a Lecce, faticando ma portando a casa i tre punti grazie ad Anguissa.
Ieri, invece, solo uno 0-0 contro il Como al Maradona: un punticino che comunque è fieno in cascina, ma preoccupa per quanto si è visto in campo. Giusto contestualizzare l’avversario: i lombardi hanno espresso un possesso palla continuo e un pressing veloce a tutto campo. Squadra ostica, che corre a pieni polmoni e – nonostante la giovane età – è già dotata di una notevole furbizia tattica.
Il Napoli è quasi in formazione tipo, ma non costruisce
La lettura delle formazioni aveva fatto ben sperare: finalmente rientra la coppia titolare di centrali difensivi, con Rrahmani tornato a guidare il reparto dopo una lunga assenza.
Rientro importante anche in attacco con Højlund terminale offensivo, dopo tre gare ai box per l’infortunio in nazionale.
Il campo, però, ha mostrato una squadra solida e compatta, ma troppo subalterna alla velocità e la pressing dei lariani, incapace di ribaltare l’azione.
Nella ripresa, complice il calo degli ospiti, ci si aspettava di più in fase offensiva, ma gli azzurri hanno creato pochissimo.
La manovra non trova sbocchi sulle fasce
Archiviato il “problema” De Bruyne out per tre mesi (magari averne tanti di questi problemi), il Napoli si dispone nel consueto 4-3-3 di Conte, che punta a creare superiorità numerica sugli esterni.
Sul campo, però, i risultati sono stati deludenti.
Neres ha sofferto il raddoppio sistematico di marcatura, giocando sempre lontano dall’area.
Politano, autore dell’unico spunto davvero pericoloso, appare appannato dai troppi impegni ravvicinati, così come Di Lorenzo, suo compagno di fascia. A entrambi Conte non rinuncia mai, ma la stanchezza è evidente.
Capitolo centravanti: Højlund si muove molto ma non trova assistenza e si perde tra le maglie avversarie. È carente nel “marchio di fabbrica” di Lukaku: non difende i palloni sporchi e non fa salire la squadra. Vero anche che i compagni non riescono mai a servirlo in profondità.
Primo: non perdere. Ma le grandi squadre vincono con l’episodio
Avessimo pareggiato contro il Torino, probabilmente avremmo accolto meglio il risultato di ieri.
Ciò che è mancato ieri è stato il guizzo, la giocata vincente capace di cambiare l’inerzia del match.
Il Napoli, pur fisicamente strutturato, non crea pericoli da palla inattiva: i corner non vengono mai calciati forti e tesi, e i tanti colpitori di testa non vengono valorizzati.
Quando la partita è equilibrata, come quella contro il Como, serve tentare anche la conclusione da lontano.
Un fondamentale provato solo da McTominay e dal subentrato Gutierrez: troppo poco.
Servono soluzioni diverse in attacco. E per gli infortuni cosa facciamo?
Conte ha ribadito in conferenza la soddisfazione per la solidità difensiva e per la prova contro un avversario scorbutico. Sa bene, però, che le partite si vincono anche con un gol in più, e non solo evitando di subirne.
Il Napoli non può vivere solo dell’episodio: serve più imprevedibilità, più varianti offensive.
Lang, in leggera crescita, può essere il giocatore giusto per creare pericolosità e superiorità numerica, qualità che al momento mancano completamente.
Nuovi infortuni intanto, stavolta si ferma Gilmour che mima il muscolo che “tira” e Spinazzola. Ormai siamo a livelli da record, parlarne non è mai abbastanza.






