La SSC Napoli è Campione d’Italia
Troppa emozione, tanta sofferenza e la paura di non farcela sul filo di lana. Invece è arrivato ed è una gioia immensa, inaspettata e appagante.
Il Napoli batte – peraltro nettamente – un Cagliari motivato e falloso peggio che se avesse avuto da guadagnarsi la salvezza, piuttosto che dover difendere il quattordicesimo posto (come hanno candidamente dichiarato prima del match). Facevano prima, e con un pizzico di sincerità in più, a tirar fuori la verità: avevano l’obiettivo di rovinarci la festa. Avete notato, tanto per citarne uno, la faccia del colombiano Mina, sembrava un invasato. E che dire del tecnico Nicola, capelli al vento e trance agonistica come non mai.
Non ci sono riusciti gli amici isolani, spinti dal tifo di gran parte della penisola calcistica; stasera – con il suo popolo a sostegno – è scesa in campo una squadra dai colori azzurri motivata e convinta di far suo quel sogno prima timidamente, poi con sempre più convinzione, inseguito e accarezzato.
Diciamolo chiaramente: e chi se lo aspettava? Nessuno è l’unica risposta possibile. Ripartire da zero, dopo una annata orribile, e vincere il titolo è un piccolo miracolo sportivo. Miracolo non divino, ma frutto del lavoro e delle scelte di tutti gli attori protagonisti, in campo e fuori. Mi sento di considerarlo il più difficile di tutti e, pertanto, per tanti versi il più bello; quello acciuffato davvero con una volontà fuori dal comune.
Gara vera e difficile. Ci pensa il più forte del campionato
Anche l’ultimo atto è stato, come tutto il campionato azzurro, per cuori forti. Scelte obbligate, stanchezza per la stagione comunque logorante, la paura che sopraggiunge a pochi metri dal traguardo. Tante erano le insidie stasera, oltre all’avversario voglioso e cattivo, ma tutto sommato assai modesto.
Il Napoli inizia subito con il piglio giusto, ospiti alle corde e azioni che fioccano. Raspadori, Gilmour, Lukaku e Spinazzola sfiorano la segnatura. Però il punteggio rimane ancorato allo 0-0 iniziale mentre da Como arriva il preventivabile vantaggio nerazzurro.
Serve qualcosa in più che vada oltre il gioco fluido e veloce e la consueta sfortuna o imprecisione davanti alla porta avversaria. Questo qualcosa ben oltre la media, quel quid in più che trasforma il buono in ottimo, il sogno in realtà, è il calciatore nettamente più forte della Serie A e si chiama Scott McTominay.
Il rosso scozzese sublima il suo splendido primo campionato con la maglia del Napoli con una rete bellissima e fondamentale per il destino azzurro. Sta finendo la prima frazione, sarebbe oltremodo complicato andare al riposo ancora a reti inviolate. Politano scappa per l’ennesima volta dalla destra, rientra e crossa; al centro dell’area Scott anticipa la difesa e in splendida mezza rovesciata supera il portiere sardo. Questo è il sigillo alla sua stagione, il premio ad un atleta serio, leader in campo e fuori.
Romelu quanto ti ho aspettato
Non può certo bastare il minimo vantaggio, stavolta le coronarie non possono reggere un intero secondo tempo. Serve la sicurezza del doppio vantaggio. Romelu Lukaku croce e delizia quest’anno: campione vero, purtroppo appannato dall’età e dalle tante battaglie. Chiude con uno score – in termini di assist e reti – ottimo, ma negli occhi e nella mente degli appassionati faticano a diradarsi le troppe partite vissute in ombra, in balia dell’avversario di turno, sempre superato in velocità e finanche nel contatto fisico.
Auspicavo la sua firma nelle ultime partite, serviva il guizzo del vecchi campione. Romelu mi ha accontentato; disastroso contro il Parma, stasera a modo suo ha firmato indelebilmente partita e torneo.
Splendida marcatura quella del gigante belga e nel momento decisivo del match. Inizio ripresa, risultato in bilico e avversario che prova a recuperare. Lukaku è solo nella metà campo ospite con i due centrali avversari appiccicati addosso; controlla palla e la difende, sprinta, resiste al contrasto e sull’uscita del portiere lo batte freddamente. Finalmente è servito tutto il repertorio: potenza, velocità e tecnica. Gol Scudetto, e giusto premio per un atleta forte e un professionista esemplare.
Di chi sono i meriti?
Mai come stavolta si tratta di un gioco di squadra, di perfetta unità di intenti tra calciatori, tecnici, dirigenti e proprietà.
Proviamo ad andare per ordine: Conte per l’ennesima volta dimostra come nessun altro di essere capace a ricostruire, motivare e portare subito al successo la squadra che inizia ad allenare. Stavolta si è superato nel trasformare le macerie tecniche ed emotive lasciate dall’orribile stagione scorsa.
I giocatori sono stati professionisti seri ed applicati: hanno seguito il loro condottiero, sono stati bravi e disponibili ai cambi modulo dettati dagli infortuni. Tutti si sono ritagliati un piccolo, ma importante, spazio per la causa comune. Si tratta del trionfo di McTominay e di Lukaku, ma anche dei gol di Raspadori, della sostanza dei difensori tutti, della geometria di Lobotka, dell’irruenza di Anguissa, ma anche di Scuffet che ne gioca – e bene – una sola, di “soldatino” Mazzocchi, del redivivo Spinazzola e delle parate di Alex Meret.
E della società cosa dire? Aurelio De Laurentiis ha fatto veramente tesoro dei propri errori, della sbornia post primo scudetto. Ha messo soldi veri, quando ha capito che doveva rompere gli indugi ad agosto inoltrato; non si è praticamente visto o sentito per tutto l’anno: ha acconsentito senza fiatare alle indicazione del suo tecnico che ha preteso la gestione completa del gruppo squadra e dell’area tecnica.
Il mercato di riparazione, con il povero Manna costretto a spiegare i tanti insuccessi, ha messo a dura prova la tenuta della locomotiva azzurra. Qualche sbandata, i malumori di Conte, ma la corsa è continuata fino al traguardo.
E adesso?
Ci attende un’estate di nomi roboanti, che una società forte economicamente può permettersi.
Non credo ci sia un tormentone Conte: Antonio si incontrerà a breve con il presidente ed insieme sollecitamente decideranno. Lui di sicuro non andrà via “per troppo amore”, non si nasconderà dietro fiumi di parole e sarà veloce nella scelta. Comunque, dovesse salutarci, avrà, e per sempre, un posto in ogni cuore azzurro.
Ci si affeziona ai calciatori che fanno l’impresa, poi ci è toccata, troppo recentemente per non bruciare ancora, l’indifferenza di Osimhen e la strategia calcolata di Kvaratskheia. Stavolta, oltre a rinforzare e allargare numericamente la rosa, alcuni eroi potrebbero avere voglia di nuove esperienze. Zambo Anguissa è tentato da un ritorno in premier, Lobotka è all’ultima occasione per approdare in un top club, tanto per citarne qualcuno. Fa niente: la maglia è l’unica cosa eterna. L’importante è farsi trovare pronti e sostituire i partenti con calciatori di valore almeno pari. Ci sarà una estate intera per parlarne, adesso conta solo gioire e ringraziare Il NAPOLI CAMPIONE d’ITALIA!