Il sogno è sdoganato, Conte: “Andiamo a prenderci lo Scudetto”

Conte in conferenza stampa traccia le linee guida per l’ultimo passo

Notte insonne, emozioni forti assai quelle vissute ieri sera, soprattutto per chi ha la doppia veste di tifoso e addetto ai lavori. D’altronde l’impresa è di quelle che restano per sempre, e nulla si ottiene senza la giusta dose di lavoro e impegno, ma anche di sofferenza.

Tanto patimento ieri a Parma, squadra di casa in modalità vita o morte, Napoli per lunghi tratti inguardabile. Ci si è messa anche la sfortuna visto che le occasioni dei padroni di casa sono state neutralizzate dal nostro portiere, mentre quelle azzurre si sono infrante per ben 3 volte contro il legno della porta difesa da un Suzuki bravo sulla punizione di McTominay, ma nettamente battuto sul tiro di Anguissa e sul cross di Politano.

Partiamo dalla fine: un Conte mai così teso e tarantolato si è (giustamente) agitato per tutta la gara; ad un certo punto, stanco dell’ostruzionismo dei padroni di casa, ha sbottato a muso duro contro la panchina ducale, rimediando un rosso diretto. Evidentemente provato a poi sfogato la tensione accumulata con una liberatoria esultanza sotto lo spicchio dedicato ai tifosi azzurri.

Il meglio l’allenatore azzurro lo ha tenuto per la conferenza post gara. Stavolta il tecnico di Lecce ha rotto tutti gli esili argini rimasti ancora e con convinta decisione non si è sottratto all’unico messaggio importante che i suoi calciatori e l’intero popolo azzurro non vedevano l’ora di ascoltare: “Andiamoci a prendere lo Scudetto”.

C’è un Cagliari da battere

Occasione troppo succulenta e comunque un premio meritato per il lavoro e la resilienza dimostrata contro tutte le circostanze avversa, infortuni in primis. Conte lo sa bene, fino a ieri avrebbe “bruciato troppo” non completare l’opera o, se preferite, non mettere la ciliegina sulla famosa torta; adesso qualsiasi ipotesi diversa dal fare bottino pieno contro il Cagliari sarebbe peggio del fosforo bianco sulla pelle, davvero un dolore insopportabile, una macchia difficilmente cancellabile anche con il tempo.

Tra il dire e il fare ieri abbiamo visto una squadra stanca, poco brillante ed incapace di sviluppare il suo gioco, complice la serata veramente deludente di un innocuo Lukaku. Alla fine le statistiche mostrano un possesso palla esagerato, il triplo di quello dei padroni di casa che per lunghi tratti hanno lasciato l’impostazione lenta e sterile agli azzurri, per potersi fiondare pericolosamente in contropiede.

Non è certo questa la caratteristica giusta degli uomini di Conte; Il Napoli deve aggredire l’avversario di forza, muovendo velocemente il pallone. Contro il Cagliari l’approccio deve essere tutt’altro rispetto a quello visto ieri sera. Stavolta l’ambiente non è l’ostico e razzista Tardini, ma la casa azzurra, quel Maradona che dovrà trascinare costantemente la squadra.

Si è vista preoccupazione ieri nei volti dei “soldati” in maglia azzurra e a tratti anche scoramento e paura di non farcela. Conte dovrò lavorare ancora una volta sulla testa dei suoi giocatori, isolarli da tutto e tutti e accompagnarli alla meta. Stavolta si rischia troppo, dovremo fare di tutto per non avere il risultato in bilico nella parte finale della gara. Per il resto gli uomini sono questi, possiamo auspicare un recupero in extremis di Lobotka, la crescita del convalescente Neres e, soprattutto, il timbro di Romelu Lukaku, ieri assente ingiustificato.

Infine, il nostro tecnico ha dispensato anche gli opportuni consigli per il popolo azzurro: “manca l’ultimo passo, inutile tirare fuori adesso bandiere con numeri a caso. I ragazzi devono essere spinti verso il traguardo. Se dovesse accadere solo allora bisognerà festeggiare, come Dio Comanda”. Più chiaro di così è veramente difficile. Mister, andate a prendervi la Storia!

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