Due vittorie ed un pareggio, conta solo questo

Ieri pomeriggio la vittoria allo Stadio di Via del Mare di Lecce è stata importante e sofferta.
In pieno stile Conte: la squadra si affida al suo condottiero e sfodera concentrazione e capacità di soffrire.

Il resto – tra infortuni e coperta corta – limita le scelte, la capacità di fare gioco e di essere pericolosi.
L’Inter, in serata, si è subito riportata a -3, contro un Verona inerte, che non ha provato nemmeno a giocarla.

Inzaghi, in vista della semifinale di Champions di martedì, ha potuto realizzare un turnover pressoché totale: in campo dieci undicesimi di seconde scelte.
Anche in caso di passaggio del turno, ai danni del Barcellona, avrà tempo per concentrarsi nuovamente sul campionato.

L’eventuale finale è prevista solo sabato 31 maggio, quale ultimo atto della stagione continentale.
Questo basta a rendere facilmente comprensibile la portata dell’impresa che la SSC Napoli sta provando a realizzare.
Conte, da tempo, non ha nemmeno i 5 cambi, spesso le ultime sostituzioni le effettua a fine gara.

Servono più per spezzare il ritmo avversario e concedere riposo a chi era in campo fino a quel momento.
Oggi gli azzurri sono padroni del proprio destino, mancano 3 gare alla fine del torneo ed i punti necessari aritmeticamente per raggiungere quella cosa lì sono 7.
Non sono pochi, ma non è impossibile realizzarli.
Una gara per volta. Ci toccheranno Genoa in casa, poi Parma in trasferta e finale di stagione al Maradona, contro il Cagliari.
Troppe voci, anche di addetti ai lavori sulle prime pagine dei principali quotidiani sportivi (ed è anche un modo per gufare o distrarre), riportano percentuali di successo molto alte, di obiettivo ad un passo.
Calma, nulla di vero; l’Inter se si arrenderà lo farà solo all’ultima giornata.
Dare i numeri è una pratica che piace ai sognatori, i pragmatici sanno bene che gli unici che hanno senso sono quelli che si conteranno alla fine.
Non ci fanno bene nemmeno i caroselli inscenato ieri in tarda serata a Capodichino, al rientro dell’aereo azzurro.

Troppo entusiasmo, per adesso inopportuno anche se toglie solo qualche ora di sonno – persa nel traffico – ai protagonisti azzurri.

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