il terzino del Napoli Pasquale Mazzocchi ha parlato nel corso del programma Drive and Talk della Ssc Napoli sul proprio canale youtube. Queste le sue parole: ”La routine quando vado ad allenarmi è bene o male sempre la stessa, almeno per me, che mi sveglio quasi sempre alle 8, mi faccio una doccia bella caldo e durante i 2-3 minuti finali la faccio congelata. Se l’allenamento è di pomeriggio la colazione la faccio a casa, altrimenti la faccio al campo. Prima di partire dò un bacio a mia figlia. La colazione bisogna variarla, alle volte la faccio con uova e pane di segale, altre volte invece metto sempre sul pane di segale la ricotta con i frutti rossi e il miele, altre invece mangio lo yogurt greco con 5 grammi di miele e del cioccolato fondente. Dopo l’allenamento mi butto in macchina stanco, perché l’allenamento non è solo la parte centrale, facciamo comunque dei lavori sia prima che dopo l’allenamento, poi ritorno a casa e prendo in braccio mia figlia che non ho visto per mezza giornata, poi mi metto a vedere qualcosa e studiare la squadra avversaria, magari dopo aver visto i video infrasettimanali e le caratteristiche di alcuni giocatori che affrontiamo la domenica, altre volte invece vado giù e mi metto a fare un po’ di stretching in palestra, o qualcosa che comunque riguarda il corpo, o qualcosa che riguarda la respirazione col diaframma, perché molti respirano col petto, mentre bisogna incamerare aria nella parte bassa della pancia. Molto spesso discuto con mia moglie perché ti racconto un aneddoto, io nel giorno della nascita di mia figlia non ero in ospedale, nel senso che il parto era programmato per la mattina alla mattina, andiamo lì in ospedale che lei si doveva si doveva operare e il medico ci dice non vi preoccupate state qui perché ci vorrà un po’ di tempo e io nel frattempo che avevo la macchina al centro sportivo. Mia moglie ha partorito al Vomero, e le dico, visto che ci vuole un po’ di tempo vado un attimo a prendere la macchina e la recupero. che cosa succede? Succede che nel frattempo io vado a prendere la macchina e mi contatta mio suocero e mi dice che è nata e arrivo lì, che stanno tutti ad aspettarmi e mia figlia era già nata. Voglio essere un punto di riferimento importante per lei cercare di fargli capire quali sono le difficoltà che può incontrare e di farla abituare a queste difficoltà, magari lei lavoro che faccio una vita magari più agiata rispetto rispetto agli altri, però questa cosa non voglio che impedisca i loro sogni, quello che vogliono comunque durante gli anni, quello che potrebbero avere rispetto agli altri bambini, ma senza dare per scontato quello che ha. Non vorrei farle trascorrere quello che ho trascorso io, perché ci sono state tante cose belle e brutte nel corso della mia vita, e vorrei farle vivere la vita in modo più agiato ma che possa capire la loro importanza. Gli stessi insegnamenti e i valori che mi hanno trasmesso i miei genitori hanno fatto in modo che capissi le cose importanti della vita. Quando nasci a Napoli, è difficile da bambini scegliere un altro sport, comunque sia, ti butti sempre a giocare a calcio che tu lo sappia fare o meno. Da bambino sono stato sempre un appassionato di calcio e di pallone, lo avevo sempre tra i piedi, da quando mi svegliavo a quando mi addormentavo, stavo sempre con la palla al mio fianco. Mi svegliavo un giorno e volevo fare 10 palleggi con la testa, poi 10 volte col sinistro, mantenere la palla sulla testa per 5 minuti di fila, sono tutte quelle cose che ti portano a crescere e ad appassionarti a questo sport. Quando sei bambino e lo fai con passione è una cosa, mentre quando diventa il tuo mestiere diventa più impegnativo. Ho iniziato dalla Serie D, togliendo le giovanili che mi hanno fatto crescere e mi hanno fatto ad arrivare a questi livelli, dove cerchi di essere punto di riferimento per chi parte dalle categorie inferiori. Ma tutto questo non basta, bisogna avere sempre la fame e non adagiarsi per migliorare, perché io durante la mia carriera ho rifiutato molte cose, anche che potessero farmi divertire da ragazzo, come le serate con gli amici e il ritornare a casa tardi. Non ho mai fatto serata con gli amici, al massimo l’ho fatto 1 o 2 volte nella mia carriera, il punto è che se uno vuole una cosa deve lavorare per arrivarci. Non si tende a guardare tutto quello che è stato fatto prima di arrivare ad alti livelli, come quei giorni in cui non avevo soldi e dormivo con i giubbotti. Sai tutti i sacrifici che hai fatto per arrivare a questi livelli, facendo per esempio finta di avere mal di testa per non uscire a prendere il gelato con i miei amici perché non avevo soldi. È giusto però che le persone e che si approccia a questo mondo capisca le difficoltà che bisogna affrontare, perché ci sono tantissime insidie. Se riesci ad arrivare al tuo obiettivo ti togli molte soddisfazioni. Quando giocavo in Serie D molte persone mi contattavano dicendo che sarebbe stato meglio tornare dalla mia famiglia e trovare un altro lavoro. Sono stato fortunato ad avere i miei familiari che mi spronavano tutti i giorni, anche perché ero il più piccolo di tre fratelli, e mi facevano capire le problematiche del ritorno a casa. Avendo come punto di riferimento i miei fratelli sapevo che se non avessi giocato a calcio mi sarebbe aspettata tutt’altra vita, e per questo ho cercato di portare avanti la mia carriera calcistica, e anche se non avessi avuto la possibilità di arrivare a questi livelli non avrei avuto rimpianti. Al Pasquale piccolo avrei fatto i complimenti, perché so quello che ha passato, poi nell’arco della vita diventi più agiato e tendi a perdere un poco quella fame che avevi quando eri un ragazzino, e quando ti capita ricordi quello che hai passato, e mi congratulo per il suo percorso. Ce l’abbiamo fatta vedendo da dove siamo partiti ma abbiamo ancora tanta strada da percorrere. Ho da un po’ di tempo la passione della fotografia, questo soprattutto da quando è nata mia figlia, perché vorrei e voglio avere tanti ricordi di lei quando sarà grande, così da farle vedere tutti gli scatti dalla nascita fino a quel momento. Per quanto riguarda il disegno, è una passione che mi ha tramandato mio padre, sin dalle elementari e dalle medie avevo un bellissimo rapporto con le maestre e le professoresse di arte, perché gli piaceva tanto come disegnavo, e quindi mi davano compiti diversi dagli altri bambini. È una passione che avendo da tempo mi ha portato a prendere lezioni di iperrealismo, non è facile ma mi tiene sempre molto calmo. Si lavora molto sul chiaroscuro ma bisogna avere molta pazienza, perché con l’iperrealismo bisogna disegnare anche i pori della pelle, non è semplice. Mi sono tatuato da solo, essendo bravo in disegno mi intrigava molto anche il tatuaggio, ma è una cosa totalmente diversa tra disegnare su carta e sulla pelle, ho fatto qualche danno che ho fatto aggiustare poi da qualche amico. Mi piace leggere molto le storie autobiografiche, sto leggendo le storie di un ex militare che ne ha passate molte, ti aiuta molto anche a comunicare con gli altri, perché leggere ti apre la mente, anche se non sono mai stato un amante della lettura, ma quando posso cerco sempre di leggere. Ora andiamo al campo, mi spoglio e vado in palestra”.