Antonio Conte, allenatore del Napoli, ha parlato in conferenza stampa, per presentare la partita Napoli-Como, che si terrà il giorno venerdì 4 ottobre alle ore 18:30 allo stadio Maradona. Di seguito, le sue dichiarazioni.
“Come si gestisce il primo posto? Si gestisce continuando a lavorare seriamente, questo è fuori dubbio. Sappiamo benissimo che siamo all’inizio del campionato, e come ho detto in passato è un periodo di assestamento per tutti. Il fatto che in vetta siano state sei squadre diverse lo dimostra. Per noi è importante mettere dei punti in classifica, perché ti fa stare più tranquillo anche quando ci saranno momenti più duri. Noi continuiamo a lavorare, credendo nel percorso e cercando di crescere nella mentalità e nei nostri concetti sia tattici che in altri discorsi. Sono molto soddisfatto perché posso lavorare con un gruppo che mi da ampia disponibilità”.
“Fabregas? Con lui abbiamo vinto la Premier e la FA Cup al Chelsea. Personalmente ho sempre pensato che potesse diventare un allenatore, perché giocava in mezzo al campo, chiedeva il perché di alcune cose. Sono contento perché sta facendo un bel percorso, e si sta dimostrando preparando. Il Como oggi non sbaglio se la indico come la rivelazione, nelle ultime 3 partite poteva fare 9 punti, stava vincendo contro il Bologna, poi sono andati a vincere in casa dell’Atalanta ed hanno battuto il Verona. Sono in salute ed hanno dei calciatori che avranno un grande futuro, c’è Nico Paz, poi lo stesso Perrone a centrocampo ed hanno calciatori come Sergi Roberto e Cutrone che sono esperti. Dobbiamo affrontare una squadra che ci creerà problematiche e verrà qui con autostima. Noi stiamo cercando di non farci cogliere impreparati”.
“Quanto è importante per un club avere uno stadio moderno e di proprietà? Noi in Italia siamo indietro. In Inghilterra lo stadio di proprietà e il centro sportivo diventano elementi fondamentali per la crescita. Questo lo trovi anche in club di serie minori. Sono step che in Italia se facessimo velocemente sarebbe meglio, ma che andranno fatti. Stadi come il Maradona e San Siro fanno parte della storia e sono riconosciuti in tutto il mondo. Io troverei il modo che possano diventare più autentici, ma a cambiare totalmente non mi trovate favorevole. Quando giocavo mi dicevano che se non avessi giocato a San Siro non potevo definirmi calciatore. Vanno migliorate le strutture ma mi dispiacerebbe se divenissero pezzi di museo. Serve però fare passi avanti per attrarre calciatori”.
“Lukaku? Sta lavorando e stiamo iniziando a farlo con gli stessi carichi di lavoro. Poi ha bisogno di allenamenti specifici perché ha una macchina diversa. Ora è in buona condizione ed è integrato con il gruppo. Ripeto, per me Romelu, al di là di tutto, sposta gli equilibri”.
“Cosa si aspetta dalla squadra come crescita? Noi, come tutte le squadre, lavoriamo per migliorare sotto tutti i punti di vista. A volte siamo un pochino frettolosi e non vediamo la scelta giusta, questo fa parte del percorso. Quello che a me piace è vedere la disponibilità dei ragazzi, vedere cose nuove, capire attraverso i video cosa facciamo. È inevitabile che sono passati tre mesi e ci sono margini di miglioramento, vedo che però loro crescono sotto tanti punti di vista, non solo tattico ma anche caratteriale, di determinazione e voglia”.
“È un vantaggio giocare prima degli altri? È un vantaggio se vinceremo (ride, ndr). Nel senso che saremo i primi a giocare, e avremo la possibilità vincendo di rimanere primi. Ora conta poco, ma conta mettere tre punti in classifica, che è la cosa importante. Le partite vanno giocate, sono tutte sfide difficili. Specie per noi che abbiamo iniziato questo percorso. Affrontiamo una squadra tra le più complicate da affrontare in questo momento, ma ci stiamo preparando bene. La pressione è una cosa che dobbiamo comunque abituarci ad avere, la sento sempre prima di una partita. Dobbiamo abituarci ad averla insita dentro di noi, fa parte della mentalità vincente. Serve anche la sana paura che ti fa scendere in campo non presuntuoso, ma sempre con denti e unghie affilate. Io mi auguro che porteremo questa pressione fino alla fine, dobbiamo abituarci e sapere che questa deve essere positiva, deve alzarci la soglia di attenzione e non ci deve far sottovalutare niente e nessuno. Dobbiamo saper tappare le orecchie e conoscere il nostro percorso. La pressione può venire da qualche furbetto da fuori, ma fa parte del gioco. La storia insegna che gli scudetti li vincono la storia, il valore patrimoniale e il monte ingaggi. Salvo rarissime eccezioni. Quindi quando sento mettere pressione su di noi dico, qualcuno ha voluto la bicicletta, allora si inizia a pedalare. E a Napoli dichiamo che ‘cca nisciuno’ è fesso. Pensino alla pressione che devono mettersi da soli”.
“Kvaratskhelia? Non so se ha risposto in maniera seccata. Ha fatto cosa doveva fare, ha segnato e giocato bene. Aveva preso il giallo ed era nervoso per alcune situazioni arbitrali. Questo suo nervosismo mi fa piacere, perché significa che è presente e sente la sfida. Poi deve essere tranquillo con l’arbitro perché vogliamo finire in 11, ma io lo vedo coinvolto sia tecnicamente che emotivamente. Voglio vedere calciatori coinvolti che si arrabbiano anche con l’arbitro, significa che ci tengono e che hanno voglia di fare qualcosa di bello”.
“C’è un problema nei rapporti tra società e curve ultras? Come i calciatori e gli allenatori vivono queste situazioni? Sul nome fatto dagli ultras a Milano a me può far solo piacere. Se avessi avuto contatti diretti con loro sarebbe stata una cosa grave. Io non conosco queste persone, e il gradimento dei tifosi fa piacere, significa che il mio lavoro fa piacere anche se ho indossato maglie di squadre rivali. Questo apprezzamento a me fa piacere perché ripeto, noi lavoriamo tanto e il fatto che la gente possa apprezzare il lavoro al netto di cosa si possa indossare fa piacere. Ho letto degli arresti e non so benissimo quale sia la situazione, quindi non conoscendo diventa difficile esprimersi, non sarei corretto. Il calcio è felicità, gioia e condivisione, il motore del calcio è la passione del tifoso, noi non dobbiamo mai dimenticarlo. Noi dobbiamo pensare al calcio, fare del nostro meglio, ma ripeto, il calcio dev’essere gioia e felicità. Dobbiamo saperlo tutelare”.
“Come vi ponete davanti all’entusiasmo dei tifosi? La passione è linfa per noi. Vedere il nostro tifoso così appassionato e che ci segue in maniera così passionale fa piacere. Noi vogliamo condividere con loro, lo si fa dando il 100% e anche più in partita. Il tifoso deve vedere che usciamo con la maglia sudata. Credo si stia creando quest’alchimia, io non voglio che ci chiudiamo e voglio che si senta questa passione perché dev’essere una responsabilità. Io sono stato accolto bene e non ho dato niente, però Napoli vive di passione, ti avvolge e ti regala qualcosa di incredibile. I nuovi arrivati li senti, noi dobbiamo saper alimentare sapendo che questo connubio dev’essere forte al netto del risultato. Stiamo lavorando bene e seriamente con dei ragazzi che vogliono regalare gioia e soddisfazioni al di là del risultato. Finché suderemo la maglia, aspettiamo un Maradona pieno”.
“Rrahmani valutato come il miglior difensore nel gioco aereo… Posso affermare che dopo che l’abbia allenato sarà più forte. Non penso di essere presuntuoso, parla la storia. Loro vedono cosa trasmetto, quando i calciatori vedono questa cosa apprezzano e si aprono. Quello di Amir è un discorso particolare, io dissi che avevamo preso 48 gol, e dissi che la responsabilità non è solo dei difensori o del portiere, ma di tutta la squadra. Così come si attacca tutti insieme, bisogna difendersi tutti insieme. Quando c’è la stessa voglia diventa più semplice per tutti. Nell’esaltare l’aspetto difensivo bisogna esaltare tutti perché danno una mano. Viene esaltata tutta la situazione. Va esaltata sia la fase difensiva che offensiva di tutti, la costruzione parte dai difensori e poi passa agli attaccanti. Tutto deve funzionare, le squadre importanti hanno un equilibrio in queste fasi. Chi vince gli scudetti è sempre la miglior difesa, gli attacchi sono primi o secondi”.
“Le rotazioni a centrocampo? Gilmour è molto simile a Lobotka, ed oggi mi sta mettendo in difficoltà perché è forte e non gioca perché ha Lobo davanti. Vede la giocata subito, è intelligente e nonostante non sia altissimo è uno scozzese forte nei contrasti e nei recuperi. Possono giocare insieme. McTominay e Anguissa insieme invece sono diversi, possono giocare insieme ma con un regista nella mia visione. Poi dove magari serve un po’ di legna li metti entrambi, ma sono giocatori diversi, e possono giocare insieme col regista. Lobotka e Gilmour possono invece giocare insieme”.
“Può chiedere 9 punti in queste tre sfide? Chiedo di lavorare, senza si può sperare nell’intervento divino. Tramite il lavoro li metto nelle condizioni di vincere. Noi in ogni partita cerchiamo di ottenere tre punti, dev’essere la mentalità. Noi possiamo giocare contro chiunque, ma la mentalità non deve cambiare. In Serie A i 3 punti sono sempre difficili, ma dopodomani affrontiamo il Como che stava vincendo col Bologna, ha battuto l’Atalanta che l’anno scorso ha vinto l’Europa League. Il campionato italiano è difficile e dobbiamo essere dei martelli. Ogni partita può portare punti in classifica e ci può far stare più tranquilli”.