Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, è intervenuto nel corso della presentazione della partnership con Sorgesana presso la sede di Villa D’Angelo. Con lui, era presente anche il presidente Nicola Arnone. Nel suo intervento, ha parlato anche di quali sono i piani futuri per il Napoli, ora che sono passati vent’anni dal suo primo insediamento. Di seguito, le sue parole.
ADL: “Con il dottor Arnone abbiamo punti di contatto. siamo due imprenditori che al netto di cosa si possa dire hanno puntato sulla famiglia. Una volta all’Unicredit mi diedero un libro dal titolo la famiglia Spa. Contro tutti i denigratori di questa tipologia di azienda, dico che non credo che i fondi siano il salvataggio nel mondo delle imprese, così come nel calcio. Un imprenditore deve dare guizzo e impronta. Io ho sempre diviso gli imprenditori dai prenditori. Il nostro paese ha abbandonato l’idea di impresa per approfittare della presa, con complicità della politica, ma questo non riguarda Arnone, né il sottoscritto”.
Arnone: “Dico che mangiamo lo stesso pane, quindi siamo allineati. Senza sintonia non saremmo così, andiamo avanti per il prossimo ventennio? Di base, ritengo che prevalga l’intelligenza, e nel nostro rapporto è accaduto”.
ADL: “Io faccio un bilancio positivo. L’Italia è un paese complicato, Napoli mi era stata descritta come ingovernabile. Qui però si può lavorare. Il problema di un imprenditore che viene dal mondo dei contenuti dove la creatività è sovrana e devi rendere le idee in prodotti, diventa una palestra di grande allenamento. È con stupore quando andai da Carraro al secondo anno di C e gli dissi che queste cose non funzionavano. Lui mi disse che lo dicevo io, risposi “Non si può parlare?”, se non si può fare ho capito tutto. Poi scoppiò Calciopoli. Noi siamo passati in un contesto dove ci sono più prenditori, dove il vecchio non è mai stato surclassato dal nuovo. Veltroni nel 96 cambiò il gioco, passando alle Spa. Se ne sono approfittati tutti, per cui il calcio ha sempre accumulato debiti. Io che nella vita ho sempre fatto tanti film, non ne ho mai accumulati. È un diktat che ho portato nel calcio. Ma quando si dice che questo non va da nessuna parte, è anche perché nessuno vuole andare in parti diverse. Un’altra cosa che manca è che i veri imprenditori non partecipano, per non parlare dei fondi. Sono un disastro”.
Arnone: “Vent’anni di sponsorizzazione del Napoli, quali sono i ricordi più belli? Ho tanti aneddoti, potete immaginare quante occasioni. Ricordo che c’era questa partita in cui perdevamo. La prima è che c’era una contestazione perché Quagliarella era in panchina e mettemmo Cavani. Lui fece due gol e il Napoli vinse. Allora dissi che questo non solo è bravo, ma anche fortunato. Un altro episodio importante è quando il Napoli perse in Inghilterra, e vedo mia figlia Candida che piange. Lei rivolta Jacqueline e dissi che il Napoli era entrato nella mia famiglia. La conserverò. Come giocatori ricordo Zalayeta, che fece due gol alla Juventus. L’azione più bella è quando fece una gran giocata contro l’Inter, la barriera non trovava la palla, Lavezzi aveva già segnato. Questi sono i ricordi più belli al netto dei trofei. C’era la benedizione del Papa”.
ADL: “Il punto dei vent’anni? Si è sempre detto che Napoli è un club di passaggio per i calciatori. Falso! Oggi non lanciamo solo nuovi campioni, ma è un punto di arrivo. Campioni affermati vengono qui, ci è venuto un top allenatore come Conte. Nel calcio in cui investono in pochi il Napoli ha investito 150 milioni. Poi leggo da molte parti che sono impazzito, ma davvero l’anno scorso sbagliammo tanto, ma non abbiamo speso poco. Anche negli anni scorsi abbiamo speso. Per me 150 milioni sono alla base di un cambiamento totale. Ripartire da zero significa ripartire e rifondare. Questo è stato possibile grazie ad un modello sostenibile e pianificato, portato avanti dal 2004 ad oggi. In questo senso il Napoli è l’ultimo baluardo che resiste ad un sistema vendutosi ad interessi diversi da quelli originali. Poi non rispetta le regole e falsa la competizione. Noi abbiamo dimostrato che si può rimanere attaccati ai nostri valori. Noi siamo l’altra faccia della medaglia. Abbiamo creato un modello di sviluppo unico su tre pilastri: il primo è il rinascimento Napoletano. Oggi Napoli è place to be, a livello globale. Il club ha dimostrato che a Napoli si può lavorare con successo. Poi noi cerchiamo di enfatizzare la sua bellezza. Il kit è il secondo pilastro, con questo siamo diventati anche un fashion brand. Il terzo sono i diritti d’immagine, da vent’anni teniamo il 100% dei diritti dei nostri calciatori. Dopo aver portato il club ai vertici ora tocca consacrare l’azienda definitivamente”.
“Il calcio Napoli dev’essere consacrato nella sua indipendenza. Stiamo procedendo ad una riorganizzazione aziendale, che vede il Napoli strutturarsi come un club più europeo: implementato in aree come il comparto sportivo e aziendale. Da queste, passeranno i successi del futuro. Il secondo passa dalle infrastrutture: il primo è realizzare un nuovo centro sportivo, così da poter lavorare sul territorio come non abbiamo potuto fare in precedenza. Abbiamo pensato di farlo in un’area che necessita di bonifica e che il Napoli vuole effettuare a proprie spese. Questo permetterà di investire nel vivaio. Il secondo è l’acquisto e la riqualificazione dello stadio Maradona. Abbiamo pianificato la riqualificazione dello stadio. L’obiettivo è consegnare una struttura funzionale, con aree commerciali e ristorazione. Con il museo ed aree interattive. Il tutto con il via libera del comune alla vendita dello stadio. Siamo ottimisti che ciò accada, anche in vista degli Europei del 2032. Qualora non fosse possibile, opereremo da un’altra parte. Non polemizzo, ma sto cercando di assicurare questo evento su altre zone. Anche perché gli Europei sono sempre più vicini, così da partecipare come quinto stadio agli Europei. Le garanzie vanno consegnate in breve tempo. Io mi sono chiesto perché devo dare il via ai lavori e loro si sono già impegnati in concerti. Poi la mano sinistra e destra in questa città non si stringono. Il terzo elemento su cui insistere è il processo di ulteriore internazionalizzazione. Abbiamo una potenziale base di tifosi molto alta. Vogliamo lanciare dei processi chiave con alcuni progetti chiave di connessione con i tifosi”.
“Vedo un futuro ricco di opportunità, a breve ci sarà il centenario e siamo pronti a stupirvi con effetti speciali degni dei nostri migliori film. Anche se sono presidente dal Napoli da vent’anni, per quanto mi riguarda lo spettacolo è appena iniziato. Finché sarò presidente non cederò al cospetto di comportamenti ostili da parte di interessi privati. Da parte mia c’è la volontà di costruire questo anche a tutela dei nostri calciatori che spesso vengono intrappolati (si commuove, ndr) in situazioni che ledono loro stessi e ai tifosi. Il nostro più grande orgoglio è stato quello di vincere rispettando regole e persone. Il mio primo obiettivo era rilanciare la città anche attraverso il calcio. Oggi Napoli ha un’attenzione globale, anche grazie al nostro supporto. Da qua deve partire il futuro di un calcio libero, sostenibile e innovativo”.