Ore 18:00. All’esterno dello stadio Diego Armando Maradona si respira un’aria surreale. È il 4 maggio 2023 e stasera il Napoli gioca a Udine. Per l’occasione, sul terreno di gioco del Maradona sono stati montati 8 maxi schermi per consentire ai fortunati che hanno acquistato il biglietto, alla modica cifra di 5€ interamente devoluti in beneficenza, di assistere alla partita che potrebbe sancire la vittoria matematica dello scudetto da parte del Napoli. Un silenzio assordante accompagna l’ingresso allo stadio con largo anticipo per prendere posto e godersi lo spettacolo. Un brusio di fondo sempre più potente si alza man mano che lo stadio si riempie. Alle 19:30 inizia la festa, quella vera, quella attesa da tanti, troppi anni da un popolo che rivendica la propria appartenenza a questi colori, a questa città. A un quarto d’ora dalle 21 c’è il fischio d’inizio, accompagnato da un boato che spinge la squadra azzurra sin dai primi istanti del match. Dopo 13 minuti il sangue dei 50.000 presenti si gela per il goal dell’Udinese che sa di beffa. La festa è rimandata. Al Napoli servirebbe un punto, un solo maledettissimo punto per chiuderla qui, con cinque giornate di anticipo. Un match point che non può essere mancato, non ora, non oggi. La festa è pronta e il popolo non attende altro. Termina il primo tempo e la squadra non gira, almeno non come al solito. Le piazze della città si riempiono e un intenso fumo si percepisce nelle narici. La festa si deve fare. Oggi è il giorno giusto. Qui e ora. Inizia il secondo tempo e i nostri ragazzi cominciano a macinare gioco, il nostro solito gioco, quello che fino ad oggi ci ha fatto letteralmente ammazzare il campionato. Il goal è nell’aria e al termine di un autentico assedio Osimhen spinge la palla in fondo alla rete. La festa si deve fare e si farà. Lo stadio è in delirio, la città è in delirio, i tifosi azzurri a Napoli e in tutto il mondo sono in delirio. È una festa bellissima e tutti cantano e ballano. L’arbitro fischia la fine. Non ci credo. Siamo campioni d’Italia! Piango. Piango perché sono contento, perché sono campione, piango perché sono sfinito, ma la notte è ancora lunga. Alzo gli occhi al cielo e ripenso al miracolo che ormai sembrava impossibile. Nessuno ad inizio stagione ci avrebbe mai creduto. Non così, non con tanta superiorità mostrata in tutte le partite giocate. Si esce dallo stadio in una miriade di suoni, cori, colori. Guardo in alto ancora una volta e penso… non è possibile, “è stata la mano de D10S”.
Francesco Borriello