Spalletti in conferenza: “Sarri è stato un Masaniello calcistico. Campionato di livello basso? Non penso. Aprire un ciclo? Si può”

Spalletti

Luciano Spalletti, allenatore del Napoli, parlerà oggi alle ore 15 nella consueta conferenza stampa della vigilia. Per l’occasione, il mister parlerà di Napoli-Lazio, gara che si disputerà domani venerdì 3 marzo alle ore 20:45, la prima di tre gare bollenti che si disputeranno allo stadio Diego Armando Maradona. Come di consueto, MondoNapoli vi fornirà la diretta testuale dell’evento.

“Napoli-Lazio? Per me ci portiamo dietro una cultura del lavoro iniziata da altri, ci portiamo un modo di stare in campo di calciatori che hanno preceduto quelli attuali. Sarri ha cose simili, piace andare in tuta a tutti e due, io porto le scarpette anche quando passeggio. Poi l’idea di voler comandare la partita, fare gioco, perché è stato un tema dell’ultimo periodo il possesso palla. Ti consente di capire dove verrà giocare la partita, poi ti serve saper alternare i ritmi di questo, ma sono discorsi più profondi. Anche il gioco verticale serve perché devi saper alternare. Se ti vengono a prendere devono avere delle dimensioni di squadra per non farsi prendere oltre la linea. Sarri è stato un Masaniello calcistico, si è reso capopopolo di un modo di vedere calcio. A casa guardavo sempre il Napoli e applaudivo. Questo fatto qui per me è la bellezza del calcio e non mi importa se è meglio o peggio, quando ho potuto le ho viste. Sui campi di Castel Volturno ci sono ancora le sue linee di passaggio, quando la palla arriva lì gira ancora più veloce”.

“L’atmosfera della piazza? Dipende da una conoscenza del calcio in generale, dalla maturità di saper valutare le cose per come funzionano. Diventa fondamentale che i nostri tifosi non ci aspettino all’arrivo, e che non diano retta a chi vuole farci levare le mani dal volante alzandole in segno di vittoria quando abbiamo ancora tante curve. Ho sentito messaggi di tifosi in giro che si emozionano quando gioca il Napoli, e diventa emozionante quando giocano partita dopo partita e non si anticipano eventuali discorsi futuri”.

“Le parole dei suoi giocatori? Intervistate quelli che giocano di meno… Demme meriterebbe di giocare per qualità di gioco perché è un calciatore esperto che sa fare il suo lavoro. Per me diventa facile poi lavorare con delle persone con qualità e attitudine alla disponibilità, al saper ascoltare e apprendere sempre di più. Se hai la disponibilità si può andare avanti. Loro sono calciatori forti, la qualità è la loro e non la mia. Sono persone che hanno disponibilità al lavoro, mi fa piacere quando parlano di me, ma sono sempre loro gli artefici di quanto succede”.

“Differenze tra il suo Napoli e quello di Sarri? Bisogna avere il coraggio di giocare le partite, ma parte sempre da che calcio ti piace, dove vuoi andare a finire. A queste persone diventa determinante dare una bastonata o indicare la strada? Questo è più stimolante, si percorre un qualcosa che ci piace e reputo fondamentale. A me non piace fare un calcio dove stiamo davanti alla difesa, se una cosa non mi piace non la so raccontare, non la faccio piacere ai ragazzi. Credo che loro siano contenti del calcio che giochiamo. Quando sono arrivato qui una delle battaglie che ho fatto è quella di riportare la gente allo stadio. È un qualcosa che crea sensazioni. Per cui bisogna andare a tirare fuori le qualità e a fargliele riconoscere sul calcio giocato. Poi si vede dove si va a finire, niente ci può turbare se non dove si va ad iniziare o finire. Sarri è più ordinato di me in campo, è leggibile la sua quadratura tattica difensiva, controffensiva e di pressione. Quando vedo giocare la Lazio, che fa un calcio bellissimo, gli si riconosce questa funzione. Dobbiamo prendere la finestra da dove prendono aria, perché sanno chiudere la porta. Attaccano tutti insieme come un corpo nelle cose che fanno. I miei giocano addosso a quello che fa l’avversario, e da un punto di vista di praticità non so quale sia meglio, a me piace più così. Per il resto chiedete a lui che dice cose interessanti”.

“Ha mai sognato di vincere lo scudetto? L’obiettivo è quello di arrivare più in là possibile, poi l’obiettivo diventa quello lì. Poi ci sono altre cose che danno soddisfazioni, non sono di quelli di vincere a tutti i costi e poi fallire l’anno dopo. Mi piace collaborare con la società e fare un discorso corretto, ho sempre collaborato con la società per creare un lavoro che permettesse di conseguire degli obiettivi comuni”.

“La gara d’andata? Secondo me sono state le partite precedenti a dare la svolta, quelle dei pareggi. Abbiamo mantenuto mentalità e ricerca, hanno creato una disponibilità al sacrificio per trovare le soluzioni. Poi a forza di fare le stesse cose aumenta il livello, credendo che poi possa diventare differente. Questo succede sempre, perché altrimenti non avrebbero significato lavorare, la personalità, la disponibilità al sacrificio”.

“Gli scudetti si perdono in albergo? Bisogna chiedere a Sarri, anche se quel risultato secondo lui ha influito sul percorso. Io prendo sempre me per obiettivo alle cose che non vanno bene e non gli altri. Noi giochiamo le nostre partite e voi le nostre, è vero che ho fatto delle sostituzioni che avrebbero influito, le avrei fatte con dei dettami differenti perché soffrivamo e giocavamo in inferiorità. Che io sia uno dei responsabili, vi ringrazio dell’importanza. L’errore di Orsato? Non parlo di nessuno, scelgo me delle cose che non vanno come vorrei. Non voglio dare responsabilità, la do a me stesso, potevamo atteggiarci in modo diverso. Quello che abbiamo fatto in 10 domenica ad Empoli potevamo farlo davanti alla Juventus. Non sono io il responsabile, ma la colpa è di chi interpreta come le pare”.

“Quanta rivincita c’è nel suo percorso? Non vado a fare pensieri che possano suscitare rivincite. Io devo fare bene il mio lavoro e nient’altro. Poi sono i risultati del calcio giocato a fare la differenza. Mi fa piacere ricevere i complimenti da certe pagine come Spalletti Emozioni… Sono in 90000, quando una pagina parla solo di te e ci sono dei ragazzi che ti seguono e commentano è una roba che ti rende ancora più responsabile. Sapere che i tifosi dell’Inter mi ricordano con piacere fa ancora più piacere. Non ci sono rivincite personali, ho sempre dato il massimo anche quando secondo alcuni di voi volevo fare confusione. Quando ho cercato di difendere la società e di portare avanti un discorso di squadra. Magari agli amici di altri allenatori fa piacere dire che faccio confusione, da un punto di vista mia sono bravo se la squadra gioca a calcio, se preparo bene l’allenamento, se il calciatore è più motivato. Se creo un video e uno rimane impressionato riesco a infondere due cose in più. Il resto non mi interessa”.

“Io vengo sempre di conseguenza alla qualità dei calciatori, devo saper sollecitare delle cose e stare attento a cosa dimostrano. Abbiamo tante partite da giocare e sono discorsi che appartengono al futuro. Cosa la stimola di più? Mancano ancora tante partite, è un modo presuntuoso di ragionare, che non ci appartiene. Se c’è una cosa che ci sta a cuore è la felicità in base a quella che riesci a dare a quelli là davanti. Tutto per lei, come già detto. Cosa ci rende più felici è rendere felici i tifosi e veder esplodere di gioia la città”.

“Campionato di livello basso? È una cosa che non penso, perché occupo tutto il tempo a costruire le cose che dobbiamo fare bene. Poi valutiamo se ci sono differenze con gli avversari, domani la partita è un derby di quel condominio di cui parlavamo a inizio anno. Non ci interessano altre cose, per quelli che sono i risultati i nostri calciatori stanno facendo cose importanti. Bisogna dargli grandi meriti perché al di là dei risultati sono stati sul rettangolo di gioco a produrre un calcio fatto bene. Non è una partita che vinci a casa e porti a casa, è come si scende in campo ed è quello il discorso che ci inorgoglisce”.

“il +18 non lo considerate o è uno stimolo? Non lo consideriamo. Dobbiamo sempre valutare le partite che affrontiamo, è una partita da dentro o fuori che giochiamo allo stesso modo, magari anche in 10 come ad Empoli. Il ragionamento è dare un rispetto totale all’avversario, perché poi basta un dettaglio per invertire tutto, nel calcio è così. Poi sono successe cose che capitano per avere una condotta e un modo di ragionare equilibrato”.

“Si può aprire un ciclo? Queste sono basi buone, abbiamo un gruppo di calciatori forti e sano, dove c’è roba fresca di quella che può esploderti in mano e durare negli anni. Qui la società è stata brava, Giuntoli è stato bravissimo a individuare i calciatori, perché tramite i suoi collaboratori individua, poi bisogna vedere se la società li compra. Poi devi tenere conto delle possibilità che un presidente ha. Si piò aprire un ciclo, ci sono ragazzi fuori che hanno giocato poco, e quando scelgo gli 11 mi piange il cuore. Elmas meriterebbe di stare sempre in campo, non è mai venuto da me, ma se mi chiedesse di voler giocare non saprei rispondergli. C’è Raspadori che il presidente ha voluto metterci a disposizione, quando si parlava con Giuntoli si diceva di un investimento importante, lui è il futuro dell’Italia. C’è Gaetano con cui scommetto con tutti, Zerbin ha una disponibilità enorme. C’è Zedadka che non l’avete visto, ma avrei voluto farlo giocare in Coppa Italia, per cui mi ha dato fastidio non passare. È vero che avrebbe quella partita influenzato il ritmo di recupero della squadra, ma si potevano fare scelte come portare 15 giocatori e far sentire titolari quelli lì della partita. La nostra rosa è profonda come le altre, che sia la più profonda obietto”.

“Le testimonianza d’amore di chi va allo stadio? Difficile far finta di niente e descrivere l’atmosfera a parole. Bisogna ribadire cosa abbiamo detto all’inizio: scendete in campo perché di voi abbiamo bisogno”.

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