ESCLUSIVA – Ivano Trotta a MN: “Misi piede a Napoli e mi innamorai. Gran colpo Kvaratskhelia! Scudetto mancato? Io la penso così”

Ivano Trotta, ex centrocampista del Napoli dal 2005 al 2007, ha rilasciato un’intervista in esclusiva ai nostri microfoni, ripercorrendo la sua carriera dagli esordi con la maglia della Juventus fino alle due promozioni, in Serie B e in Serie A, con gli azzurri, e commentando il momento del club partenopeo dopo la stagione appena conclusa. Di seguito le sue dichiarazioni:

“Ivano, con la Juventus hai avuto modo di esordire in Serie A e in Champions League, pur giocando un’unica partita in entrambe le competizioni. Com’è stato anche solo condividere lo spogliatoio con gente come Del Piero, Zidane, Ciro Ferrara…? E’ stato incredibile, a soli 19 anni ho avuto la possibilità di dividere lo spogliatoio con giocatori così importanti, a cui aggiungerei Deschamps, Peruzzi, Di Livio, Vieri, Lippi in panchina. Ho avuto un anno importante in cui esordii anche in Coppa Italia a San Siro contro l’Inter. Fu un’annata bellissima, un’esperienza incredibile in una realtà che mi ha fatto crescere in fretta dopo i tre anni nel settore giovanile”.

“Dal 2002 e 2006 sei riuscito a portare il Rimini dalla C2 alla Serie B. Tu eri uno dei leader di quella squadra, dove militavano anche giocatori come Floccari, Baccin, Cascione e Moscardelli. Qual è il vero ruolo di un leader e cosa ne pensi di Insigne e del suo addio al Napoli? Gli anni di Rimini sono stati importanti. Quando arrivai la squadra veniva da 7 o 8 anni di playoff anni senza mai andare in C1. Il presidente voleva vendere e invece proprio quello fu l’anno della risalita, dunque siamo ripartiti centrando subito la C1, l’anno dopo i playoff e il terzo la promozione in Serie B. Ho fatto più di 100 presenze, quasi 20 gol, ho sempre giocato e il tutto mi ha permesso poi di andare a giocare a Napoli”.

“A Rimini non avevamo un vero e proprio leader, avevamo creato un gruppo importante basato su armonia e spensieratezza, ma poi quando andavamo in campo eravamo come dei martelli”.

Insigne? E’ una perdita importante per il Napoli, oltre ad essere il capitano è anche napoletano ed è giusto che la città si identifichi in uno come lui, perchè tutti i ragazzi giovani che iniziano a giocare devono poter dire: “un domani voglio essere l’insigne del Napoli”. Avere un capitano che possa rappresentare la città è un valore aggiunto, poi non è detto che il capitano sia conseguenza del fatto di essere leader”.

“In carriera hai giocato praticamente in tutti i ruoli del centrocampo, con il miglior rendimento a destra e a sinistra. Dov’è che effettivamente ti sei trovato meglio? Io ero esterno destro, per duttilità e capacità tattiche e perchè avevo nelle mie caratteristiche il cross. E’ stato il ruolo che mi ha identificato di più”.

“Secondo te il Napoli di oggi ha bisogno di rinforzare ulteriormente il suo centrocampo? Sì, bisogna innanzitutto vedere se la squadra rimane questa. Gli azzurri hanno fatto un grande acquisto con Kvaratskhelia, mi sembra un giocatore di grande livello. Il riscatto di Anguissa è stato importante, poi gli acquisti vanno fatti mirati e in funzione anche delle eventuali cessioni”.

“Come faresti fronte ad una partenza di Fabian Ruiz? Va detto che sarebbe una partenza importante che andrebbe rimpiazzata, non so chi possa essere nello specifico l’alternativa. Alla lunga ha dimostrato di essere un giocatore importante per il Napoli, poi se si vuole alzare l’asticella i giocatori importanti vanno sempre via”

“Quest’anno è scoppiato un vero e proprio caso Zielinski. A cosa è dovuto secondo te il cattivo rendimento del polacco specialmente nella seconda parte della stagione? Nella prima parte ci ha fatto vedere cose egregie, nella seconda poi c’è stato un vistoso calo che può essere fisiologico, mentale, ci sono tanti fattori che possono determinare un’involuzione, ma da qui a metterlo in discussione ce ne passa”.

“Che ricordo hai di Napoli e delle due promozioni, in Serie B e in Serie A? Ho messo piede a Napoli e mi sono innamorato, tutt’ora lavoro a Napoli. Quando indossi quella maglia ti viene un senso di appartenenza che ti porti per tutta la vita. Le due promozioni non erano scontate anche se erano obiettivi prefissati e ampiamente nelle possibilità. E’ stato fantastico, due promozioni a Napoli vissute da protagonista e un ricordo indelebile che ancora oggi porto con me”.

“Cosa mi ha spinto ad andare via? Pierpaolo Marino mi ha spinto (ride, ndr). Il direttore mi continuava a dire che erano cambiati i piani societari nei miei confronti e quindi ho capito che da parte sua c’era una forte volontà di vendermi, anche se avevo il contratto e sarei potuto restare. Avevo captato nel Treviso un’opportunità per rifare lo stesso exploit di Napoli, con giocatori importanti, poi la società è fallita e mi sono ritrovato dalle stelle alle stalle, da un bellissimo progetto ad un fallimento”.

“Cosa pensi quando ti dicono che hai vestito una maglia importante, la 7, quella di Lavezzi, Cavani e Callejon? Per presunzione dico sempre che loro l’hanno presa dopo di me, quindi ho questo onore di poter dire che dopo di me ci sono stati loro. E’ un lusso aver indossato una maglia importante nella storia di Napoli, importante prima e anche dopo.

“Oggi la 7 è di Elmas, quali sono le sue prospettive? Elmas ha dimostrato le sue potenzialità, perchè se uno non le ha non le dimostra neanche a sprazzi. Da lui ci si aspetta di più e quel salto di qualità che credo sia nelle sue corde, spero che il prossimo possa essere il suo anno”.

Parlando di Ivano Trotta si ricorda sempre quell’eurogol messo a segno a Frosinone, ad aprile 2007, che fu importante ai fini della promozione in A: “E’ un onore anche essere stato inserito al 17esimo posto tra i 100 gol più belli del Napoli, qualche soddisfazione me la sono tolta ed è qualcosa che nessuno mi potrà mai togliere, ossia essere ricordato tra i gol di Maradona, Careca e Giordano”.

“Cos’è mancato quest’anno al Napoli di Spalletti per vincere lo scudetto? Non so se ci hanno creduto fino in fondo, e non perchè uno vada in campo per non vincere le partite, ma perchè il Napoli è partito con l’obiettivo Champions e una volta ottenuta una quantità di punti che te lo garantisce allora puoi anche un attimo rilassarti. E’ stata una grande opportunità persa, perchè il campionato che verrà sarà più difficile, ci sarà la nuova proprietà del Milan e secondo me anche il rientro della Juve. Questo era l’anno giusto, soprattutto quando si è visto che Milan e Inter facevano fatica a mantenere la leadership; il Napoli doveva approfittarne, invece ha perso punti importanti che avrebbero potuto portare uno scudetto, poteva essere l’anno giusto nell’anno in cui non era programmato”

“Tu che hai giocato in una piazza come quella partenopea sai bene quanto i tifosi azzurri speravano in uno scudetto per lasciarsi definitivamente alle spalle anni di delusioni post maradoniane. Secondo te i tifosi fanno bene ad essere delusi dopo questa stagione oppure è più giusto accontentarsi del ritorno in Champions e continuare a credere nel progetto tecnico con Luciano Spalletti alla guida della squadra? Bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno e quindi il fatto che si è raggiunto l’obiettivo minimo, cioè l’approdo in Champions. Se l’appetito vien mangiando, visto com’è andato il campionato un po’ di amarezza viene perché il tifoso dice: “cavolo, siamo là, non c’è una squadra che sta dominando, forse ci si poteva provare con più grinta, determinazione, e consapevolezza”.”

“Quando si dice che il Napoli prima di tornare in Serie A è stato ripreso dal baratro e che all’epoca non era nessuno, l’ago della bilancia si sposta a favore dell’operato del presidente De Laurentiis. Tu stai più dalla parte di ADL e del Napoli o di chi sostiene che con qualche sforzo in più si poteva vincere davvero questo scudetto? Va riconosciuto che il Napoli sia stato riportato a certi livelli, però poi è vero che Napoli ti dà la possibilità di dare lustro e importanza attraverso un marketing fatto ad hoc, di toglierti delle soddisfazioni non solo sportive ma anche economiche”.

“In una precedente intervista ci dicesti che affrontare qualcosa senza la minima ambizione è completamente inutile, meglio non iniziare proprio. Dunque cosa ti auguri per la tua carriera da allenatore? Insieme al mio ex compagno di squadra ai tempi del Napoli Tommaso Romito abbiamo fondato un’associazione che svolge tecnica individuale e dà un servizio alle società; lavorare su una cosa nostra mi gratifica, lavorare con i ragazzi e insegnargli qualcosa è la cosa più bella che ci sia. Questo è il nostro progetto e spero che lo sia anche in futuro, lo stiamo portando avanti con tanta voglia e determinazione”.

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