Scontri a Napoli, chi c’era dietro la guerriglia urbana? Microclan e fascisti a scrivere l’ennesima pagina triste della storia partenopea

    Chi c’era stanotte a manifestare? Chi sono i protagonisti ad aver riempito l’ennesima pagina di storia triste della nostra Napoli? Difficile credere che commercianti, partite iva e donne che portano avanti famiglie intere da sole con enormi sacrifici, abbiano messo a ferro e fuoco la città e inveito contro le forze dell’ordine con mazze e spranghe. Da quanto si apprende dalle prime indagini, i colpevoli della notte di fuoco partenopea sono personaggi già ben noti alle forze dell’ordine, persone che della povertà e dell’esasperazione non fanno altro che un pretesto speculativo per causare scontri e violenza.

    A ‘controllare tutto dall’alto‘ lato c’erano i vecchi clan, quelli da tempo radicati nel tessuto economico nazionale ed europeo e che di danni economici a causa del lockdown ne hanno subiti davvero pochi, e già bramano di spartirsi una grossa fetta dei fondi europei che arriveranno in soccorso dell’economia nazionale profondamente colpita dalla crisi. A fare il lavoro sporco i microclan che controllano ogni rione della città, storicamente personaggi del mondo ultras e di parte del tifo organizzato, il cosiddetto sottoproletariato mafioso, che si occupa dello spaccio locale degli stupefacenti e dei racket. Sono gli stessi che creano allarme sociale, che si fanno la guerra per a vicenda per pochi spiccioli causando danni a cittadini innocenti e all’immagine della nostra città.

    A tutto ciò bisogna aggiungere l’odio alimentato soprattutto mediante i social network più famosi dai gruppi fascisti di Forza Nuova o Casapound, prima di stanotte scarsamente influenti nel capoluogo campano ma che hanno colto al volo l’occasione dell’odio fomentato dall’ennesima diretta facebook del governatore Vincenzo De Luca che ha portato ala rivolta di tutti i rappresentanti delle categorie più colpite. Da lì in poi è stato davvero semplice organizzare una vera e propria ‘chiamata alle armi’ attraverso il tam-tam social.

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