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    CdS: “Adesso fate come dico io!”. Pugno duro di Ancelotti, reazione a sorpresa della squadra”

    Anche il leader calmo nel suo piccolo si arrabbia: e quando il Napoli scopre d’essere quasi sul ciglio d’un burrone, con la classifi ca che divora (per il momento) qualsiasi aspirazione, Ancelotti «cancella» le sue buone abitudini, rievoca il proprio passato, entra in tackle e ordina. «Si sta qua, in ritiro, sino alla partenza per Udine». Si (ri)comincia da dove il Napoli è fi nito, dall’editto di De Laurentiis, divenuto argomento di scontro persino giuridico, e poi trasformata nell’unica soluzione per tentare di incollare i cocci: un mese dopo, circa, si rientra, e dalla porta principale, da quell’albergo dalla quale il Napoli scappò, nelle tenebre e nel caos di un post-partita che rappresenta tormento esistenziale per chiunque.

    CONFRONTO. L’Ancelotti che non ti aspetti è uscito dal proverbiale aplomb, ha accantonato sulla sua panchina adesso cigolante la sua signorilità, non ha urlato perché non ne ha bisogno, ma ha guardato in faccia, uno ad uno, quella squadra che l’ha deluso ripetutamente e che ora deve aiutare se stessa a superare questa crisi non solo tattica, non solo tecnica, ma anche di identità. «Basta! Non si può andare avanti così». E si resterà a rifl ettere, a discutere, ad analizzarsi, a capire cosa sia successo, perché sia successo, soprattutto quali siano i rimedi per porre frenare una deriva che ha allontanato dalla zona Champions; ma anche a confrontarsi ancora su quello che la squadra ha ribattuto ad Ancelotti: delle proprie difficoltà tecnico-tattiche, d’una certa confusione tattica (espressa riferendosi all’adozione a sorpresa del 4-3-3 con il Bologna, senza test nel corso della settimana), e della perplessità sulla consistenza degli allenamenti, considerati troppo blandi.

    CARLETTO DIXIT. E allora, la legge di Carletto: «Ora si fa come dico io». E questa è la sintesi del pensiero di Carletto nell’ora di faccia a faccia a Castel Volturno con i calciatori: addio alla linea morbida alla maniera internazionale di interpretare il ruolo di manager – tanto che ieri è stato annullato il giorno di riposo – e soprattutto regole, impegno e responsabilità. Proprio così: il tecnico azzurro ha sottolineato le proprie colpe alla base del momento più nero e caotico dell’era De Laurentiis, ma allo stesso tempo ha ribadito ai giocatori quanto detto pubblicamente dopo la sconfitta con il Bologna: ovvero, «ne avete anche voi, che andate in campo».

    SCADENZE. Il calcio non fa sconti neanche ai miti e Ancelotti è consapevole che il suo destino potrebbe essere aggrappato alle prossime due sfide, quelle con l’Udinese e con il Genk, nelle quali serviranno reazioni tangibile per dimostrare l’esistenza di un gruppo saldo e anche solido, capace di seguire il proprio allenatore com’è accaduto in passato e anche nel corso di questa stagione che dipende dagli ottavi di finale di Champions ma anche da un piazzamento che possa garantire la presenza (e la cascata di milioni di euro) nell’Europa che conta.

    CHIAREZZA E COMPLEANNO. La chiarezza farà bene a tutti. Altroché. E magari oggi, prima di cominciare il ritiro, l’occasione della festa di compleanno posticipata di Maksimovic, 28 anni compiuti lunedì, alla vigilia della partenza per Liverpool, potrà servire a distendere un tantino l’atmosfera: tutti invitati. Ancelotti compreso, ovviamente.

    Fonte: Corriere dello Sport

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