“Lo show deve andare avanti/ lo affronterò con un sorriso/ io non mi arrenderò mai”.
Sono solo alcune delle ultime parole uscite dalla penna di Freddie Mercury, leggendario leader dei Queen. Ma i meandri del significato dei tre versi di cui sopra nascondono la magia della vita, che non può razionalmente essere affrontata senza ostacoli o paure.
Il Napoli lo sa bene. Con il lavoro duro, la noncuranza verso le critiche, questa squadra ha fatto ricredere tutti. Ha fronteggiato, e continua a farlo, le migliori squadre d’Europa (PSG e Liverpool) con rispetto, ma senza paura: tutti in piedi. Insigne&co. sono primi nel girone.
Timore reverenziale
L’inizio alla gara non è stato spettacolare, né per il Napoli, né per il PSG. Le due squadre si sono temute, aspettate, concentrate più a non subir goal che a farlo. Aggiungendo poi il cambio modulo rispetto all’andata (Tuchel si è coperto passando alla difesa a 5 in fase di non possesso), gli azzurri parevano spaventati, quasi bloccati nella loro metà campo.

I francesi hanno creato più pericoli grazie alla qualità dei singoli di levatura mondiale come Mbappé e Neymar, che tra le linee erano sempre liberi di girarsi e portare palla, contrastati poco da Hamsik che sembra ancora in affanno atletico.

Proprio la libertà tra le linee porterà, a tempo scaduto, alla rete del vantaggio dei parigini, abili ad insaccare l’unica opportunità lasciata da una difesa azzurra sugli scudi. Albiol e Maksimovic commetteranno l’unico errore del match, concentrandosi su Mbappé e lasciando il centro dell’area libero per l’incursione di Bernat.
L’urlo del Caballero
Ma il secondo tempo è “tutta n’ata storia”, per dirla alla Pino Daniele. Il Napoli scende con un piglio diverso, è arrabbiato, ma allo stesso tempo concentrato e razionale: rischia qualcosa pressando alto, ma costringe il PSG a lanciare spesso la palla in avanti per la disperazione di un vero e proprio assedio partenopeo.
Assedio reso plausibile da una difesa micidiale di Koulibaly in primis, e Allan, sempre pronto ad inseguire gli attaccanti avversari sino alla limite della sua area. Senza escludere la buona prestazione di Maksimovic e Mario Rui, sempre attenti sugli inserimenti avversari.

Callejón è l’uomo decisivo: copertura su Bernat prima e Neymar poi, che insistono sulla sua stessa porzione di campo, ma anche qualità, inserimenti e dribbling perentori: una serata che l’attaccante spagnolo dimenticherà molto difficilmente.
E proprio da un suo taglio alle spalle della difesa avversaria arriverà il goal del pareggio, avvenuto su rigore di Insigne (intervento falloso di Buffon su Callejón). Da lì la partita tornerà su intensità medio-basse che avevano già caratterizzato il primo tempo.

Nonostante il grandissimo numero di azioni create, però, la squadra di Ancelotti non riesce ad andare oltre l’1-1, che resta pur sempre un risultato eroico, in virtù della prestazione e anche della sconfitta del Liverpool a Belgrado contro la Stella Rossa.
Girone imprevedibile
Se possibile, il girone s’è fatto ancora più imprevedibile e complicato. Il Napoli ne è al comando (6 punti, come Liverpool e a +1 sul PSG) con merito, per la qualità di gioco e risultati ottenuti, ma attenzione. I giochi non sono affatto chiusi, al contrario.

Servirà un’altra prova di maturità per battere la Stella Rossa al San Paolo nel prossimo turno, e sperare che i Reds si impongano sul PSG, così da festeggiare con un turno di anticipo la qualificazione agli ottavi di finale.

Comunque vada, il Napoli non potrà però avere rimpianti. Si è giocato tutto e ha tenuto alla pari contro una squadra miliardaria e una finalista di Champions appena pochi mesi fa.
Ma il successo eterno che Ancelotti sta regalando a tutto l’ambiente è la crescita mentale, all’insegna della maturità e della compostezza. E, dato il tempo del suo arrivo e la campagna acquisti non esattamente “top”, non era scontato.