Marek Hamsik presenta la sua autobiografia ‘Marekiaro’dal centro tecnico di Castel Volturno, questi i tratti salienti della conferenza stampa appena conclusasi:
Qual è stata la cosa più difficile per un ragazzo timido come te?
“E’ più facile aprirmi in due o tre con Monica Scozzafava e Maurizio De Giovanni rispetto a tutti gli altri giornalisti“.
Le tre immagini più importanti del tuo percorso?
“L’arrivo a Napoli. Non sapevo cosa aspettarmi, c’erano migliaia di tifosi. La prima vittoria in Coppa Italia: festeggiammo con tutta la città. Il terzo forse il record di Maradona battuto“.
Il momento più duro è stato la sconfitta di Firenze?
“Fa più male perchè eravamo vicini. Ce ne sono stati altri, ma da professionisti dimentichiamo in fretta per andare avanti a battagliare“.
Napoli cosa ti ha dato?
“Il calore della gente, sono orgoglioso del rapporto con la città. Col passare degli anni continua a crescere”.
Sul nuovo ruolo: “Il mister ha subito detto di volermi lì. Sto dando tutto per migliorare“.
Come mai sempre in svantaggio?
“Dobbiamo rifletterci. Speriamo di cambiare già sabato, non si può sempre rimontare“.
I gol più belli e le partite che porti nel cuore.
“Ci sono tanti bei ricordi: il gol col Milan, in finale di Coppa Italia. Ogni partita di Champions è bella, specie con la musichetta davanti ai nostri tifosi“.
Sui cori razzisti: “Sono cose difficili da contrastare. Non li capisco“.
Cosa significa essere un esempio?
“Ci guardano milioni di uomini, donne e bambini. Voglio essere una persona da ammirare e voler bene, l’educazione è la prima cosa“.
Sul futuro: “Ho ancora diversi anni da calciatore, poi ci penserò. Ho una scuola calcio in Slovacchia“.
Che Hamsik hai raccontato in questo libro?
“In dodici anni su di me si è detto di tutto, ma qualcosa di nuovo c’è: è rivolto a tutti, soprattutto ai nostri tifosi, grandi e piccoli“.
E’ un momento particolare per il San Paolo, vuoi fare un appello?
“Il tifoso la strada la trova da solo. La loro passione ci aiuterà sempre“.
Un domani chi raccoglierà la tua eredità di capitano?
“Spero col cuore che vada a Lorenzo, è napoletano e ci tiene tanto. E’ già un simbolo di questo club“.
Vedi un giorno Cristian e Lucas in maglia azzurra?
“Hanno il mio stesso dna, sono contento. Giocano a calcio e pure bene, spero che almeno uno dei due possa diventare professionista. Sono nati qui, sono figli di Napoli“.
Sulla crisi del calcio italiano: “Fa male vedere l’Italia così, spero torni ai livelli di USA ’94: ricordo la finale da bambino ed erano eccezionali“.
A Napoli a vita?
“Ci tengo alla maglia, per questo sono qui da dodici anni. Può darsi che rimarrò anche dopo il calcio, sono fiero di aver dedicato tutta la mia carriera a Napoli“.