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“Propongo Sarri come modello, l’Italia vive un problema di mentalità”: le risposte di Sacchi alle domande degli spagnol

Brucia ancora la mancata qualificazione dell’Italia ai prossimi mondiali di calcio. Le scelte di Ventura e la scarsa organizzazione dei settori giovanili nel nostro paese sono stati tra i principali capri espiatori sacrificati in questi giorni, da molti passati a rimuginare su quanto è andato storto, da altri trascorsi a fantasticare su quello che sarà. A tal proposito, direttamente dal portale web del quotidiano spagnolo AS, vi proponiamo la nostra traduzione di una parte delle recenti dichiarazioni di Arrigo Sacchi, il quale ha apertamente criticato la scelta di non schierare Insigne ed ha poi proposto il calcio di Maurizio Sarri come modello per gli anni a venire:

“Cosa non è andato per il verso giusto la scorsa notte? Molte cose. Per me Ventura avrebbe dovuto schierare Insigne. Era il giocatore più in forma e decisivo al momento. Neanche il suo sistema di gioco ha aiutato troppo. In realtà non si è trattato di un 3-5-2, ma più di un 5-3-2. In Italia non c’è una squadra che gioca con la difesa a 5, nemmeno il Milan che piazza tre centrali e gli altri due sulle corsie. Quella difesa dei cinque italiani è un invito al pessimismo. Ma Ventura ha fatto anche cose buone. Ha convocato molti giovani giocatori, ha dimostrato coraggio, ha spinto per la ricerca della bellezza, come solo i più grandi fanno. Ventura è sempre stato un allenatore positivo. Doveva semplicemente fare il miglior uso dei giocatori offerti dalla Serie A. E quello di Insigne non lasciava spazio a discussioni”.

Il nostro è un problema di mentalità. L’Italia è un paese vecchio ed è per questo che è difficile cambiare il nostro calcio. Dobbiamo provare a cambiare il nostro modo di pensare. Proviamo a giocare più calcio, a dare emozioni alle persone, a dargli altri valori. Il Napoli di Sarri, per esempio. Gioca molto bene. L’anno scorso si è classificato terzo e purtroppo nel nostro paese non si è abituati a guardare oltre il primo posto. Ma almeno ha un’identità, come è successo con il mio Milan”.

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