FOTO E VIDEO – Rivera ospite a La Cartiera: “Europeo? E’ una competizione molto equilibrata, Insigne non è lì solo per fare presenza! Milan? Vi spiego perché ho lasciato la società”

    Uno dei più grandi calciatori italiani di sempre, tra i centrocampisti più prolifici della Serie A, Gianni Rivera è stato ospite a La Cartiera per la presentazione del suo libro: “Gianni Rivera. Autobiografia di un campione”. All’evento, organizzato dalla DGS Sport&Cultura, presenti anche due prestigiose firme del giornalismo napoletano, Toni Iavarone e Mimmo Malfitano. 

    Nel corso della presentazione, il noto campione del Milan ha rilasciato alcune dichiarazioni raccolte dalla nostra redazione:

    La mia personalità con gli arbitri? Se c’era qualcosa fuori posto ho sempre fatto degli interventi per me e per i miei compagni. Invece dei dirigenti, parlavo io da capitano e se c’era qualcosa che non funzionava ci mettevo la faccia. Europeo? E’ una competizione molto equilibrata, lo abbiamo visto in queste partite, di certo non c’è nulla. L’Italia è stata una sorpresa per tutti, ha spaventato i belgi che si sentivano troppo sicuri di vincere, invece gli azzurri stavano bene fisicamente ed erano molto organizzati. Speriamo di andare avanti con questo ritmo e questa condizione, sicuramente faremo bene il cammino europeo

    L’ex centrocampista rossonero ha continuato:
    Quanto è figlia di Antonio Conte questa nazionale? Giudicare una formazione prima di vederla giocare è inutile. Nel calcio l’unico fatto certo sono i 90 minuti fatti sul campo, solo in base al risultato si possono fare commenti. Capisco che la cronaca ha bisogno del suo spazio, ma si deve stare attenti alle parole. L’allenatore è in grado di capire chi giocatore possa dargli più garanzie e quando sentono che il mister dà loro tranquillità, allora metteranno in campo ancora più trasporto”.

    È un’Italia “catenacciara”?
    “Nel calcio la prima cosa da fare è non prendere gol, una volta che ci si organizza allora bisogna vederne di farne uno agli avversari. Non importa come, il calcio è sempre lo stesso: non prendere reti ma farne almeno una. L’importante è che si sappia gestire la gara, cioè coprirsi bene e poi liberarsi della marcatura, non importa se in contropiede o no. Il primo gol comunque è nato da una manovra, Bonucci ha lanciato e siamo stati fortunati che il difensore non abbia saputo prenderla di testa”.

    Rivera ha parlato anche in merito a ciò che sta accadendo in casa Milan:
    Bisogna prima aspettare che Berlusconi si riprenda dall’operazione, è lui che deve trovare una soluzione: vendere o ricostruire il glorioso Milan con la famiglia. Se mi è dispiaciuto lasciare la società? Era difficile dialogare, Berlusconi ha bisogno del suo spazio e anche quello degli altri. In quegli anni ho preferito la politica”.

    Il campione italiano ha proseguito il suo intervento parlando in merito alle possibilità di essere stato, in passato, vicino alla nomina di presidente della Federcalcio:
    “No, non ci sono mai state. Quando c’era il presidente Nizzola, Abete voleva candidarsi e capì che ci voleva il 94% per salire. Troppi e non c’erano le condizioni. Le società di serie A preferivano farsi commissionare e volevano Carrara alla presidenza. Tanti mi avevano chiesto di candidarmi, ma ero sottosegretario alla difesa. Sarei stato propenso solo se non ci fosse nessun altro, ma Nizzola si era riproposto. La vera possibilità ci fu quando fu con l’ascesa di Rossi, dopo calciopoli”.

    Napoli vuole vincere, deve arrivare un altro Maradona o Rivera in maglia azzurra?
    “La squadra ci è arrivata vicino un paio di volte e chissà se la prossima volta non vada bene. Dipende dalla società se riesce ad inserire e soprattutto non perdere le pedine fondamentali. Si può iniziare ad avere già qualcosa nel settore giovanile, ma bisogna comunque aspettare qualche anno”.

    Insigne in nazionale solo per fare presenza?
    “Non è vero, Conte ha valutato bene chi portare e ha fatto una scelta. Più di undici non si può giocare e se un allenatore indovina la formazione, non gli si può dire niente. Capisco i molti che siano delusi nel vedere in panchina i loro giocatori preferiti, ma è bene aspettare venerdì per fare altre valutazioni in caso di esito negativo”.

    Cosa occorre al calcio italiano per spezzare l’egemonia della Juve?:
    “La Juve ha saputo organizzarsi e ha puntato su giocatori di grande valore, insinuando dalla difesa. Il primo giocatore importante è il portiere, poi c’è bisogno di calciatori duttili, abili e capaci di poter sostenere il contropiede dell’avversario quando i centrocampisti non possono. La Juve ha indovinato percorsi e calciatori, le altre società possono fare la stessa cosa. Non ci sono tantissimi campioni ma bisogna iniziare anche dal settore giovanile per trovarsi qualcuno in futuro per migliorare il lato tecnico della squadra”.

    Cosa manca al vero numero 10?
    “Bisogna ricordare che allora era data all’uomo più importante, una via di mezzo fra il centrocampo e l’attacco. Oggi anche il portiere può indossarla. Dimentichiamoci di questo numero e ricordiamoci delle qualità del giocatore. Oggi non c’è neppure più l’obbligo di indossare dal numero 1 al numero 11, non c’è più identificazione”.

    Perché sono scomparsi i giocatori bandiera?
    “Una volta i giocatori erano di proprietà delle società e non si poteva rifiutare il trasferimento. Oggi i calciatori scelgono loro la destinazione, hanno possibilità di fare contratti brevi e alla fine andare dove vogliono. Oggi ci sono televisione che pagano, sponsor e diversi introiti e i calciatori oggi preferiscono una società che gli offre di più. È un mondo governato dal denaro. Chi è il fuoriclasse della Serie A? In italia non ci sono fuoriclasse, solo buoni giocatori”.

    Ecco di seguito le immagini raccolte dai nostri inviati presenti all’evento:

    Questo il video dell’intervista che potrete trovare sul canale Youtube di MondoNapoli: Canale Youtube ufficiale di MondoNapoli

     

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