ESCLUSIVA MN – Franco Di Stasio, odontoiatra del Napoli: “Sono un dottore, ma malato del Napoli! Maradona? Vi racconto cosa succedeva in allenamento…”

La nostra redazione, questa mattina all’Università Parthenope di Napoli, ha avuto il piacere di intervistare Franco Di Stasio . Dentista, specialista in chirurgia maxillo facciale, è uno dei consulenti odontoiatrici del Napoli, ma anche di altre squadre, tra cui la Salernitana. Docente di Odontoiatria dell’Università di Foggia, è da sempre, oltre a far parte della società partenopea da anni, un grandissimo tifoso degli azzurri.

Di seguito le parole del dottor Di Stasio ai microfoni di MondoNapoli:

Lei ha vissuto due diverse ere del calcio, ci può spiegare la differenza tra il passato e il presente di questo sport?

“Con questa domanda, mi hai dato del vecchio (ride, ndr). Sono ormai trent’anni che lavoro in questo ambiente, e con il professor Albarella, abbiamo elaborato tantissimi dati di questo sport. Il calcio è cambiato totalmente. Se si considera che prima in media si facevano massimo quaranta partite all’anno, parliamo degli anni ’80, adesso se ne fanno settanta. Le partite hanno molte più azioni e ci sono molti più contrasti rispetto al passato, e per questo la figura dello staff tecnico assume un ruolo molto più importante. L’allenatore, nel calcio moderno, non allena tutti i giorni i suoi campioni, questo perché i cosiddetti top player, spesso sono in giro con le Nazionali, oltre che a giocare con il club, quindi si trovano a passare molto tempo con lo staff, per recuperare dagli infortuni o per prevenirli. A Napoli dobbiamo ringraziare Alfonso De Nicola che ha formato una squadra tecnica perfetta insieme ad Enrico D’Andrea e Raffaele Canonico, e a tutti gli altri consulenti, tanto da far essere la squadra azzurra, quella ad aver ottenuto meno infortuni a livello europeo, e forse anche a livello mondiale. Il fisico oggi conta moltissimo. I giocatori del passato come Sivori o Altafini sono stati calciatori come Cristiano Ronaldo, se si raffrontano i tre, ci sarà una differenza abissale, e nonostante i primi, forse sono più forti tecnicamente, il portoghese è una macchina perfetta che li schiaccerebbe, calcisticamente parlando. Sembrano specie umane diverse…”.

Ha avuto il piacere di conoscere sia Diego Armando Maradona che Gonzalo Higuain. Connubio perfetto quello tra Napoli ed Argentina, ci può spiegare le differenze fisiche e magari caratteriali dei due campioni?

“Ho avuto tanti calciatori amici, ma non ho conosciuto molto bene i due. Non vorrei essere blasfemo, ma non penso che ci siano altri termini: Maradona è il dio del calcio! Non tutti hanno avuto la mia fortuna di vedere Diego in allenamento. Era qualcosa di pazzesco. Vi confesso che anche i calciatori, tipo Careca o altri campioni di quella squadra, si commuovevano, anche con lacrime, vedendo le giocate dell’argentino. Gonzalo Higuain, è il prototipo dell’attaccante moderno. Ha tutto: senso della posizione, forza fisica, cattiveria agonistica e poi vede la porta da qualsiasi parte del campo. Lui è un grandissimo campione, per me è un mostro!”.

Lei ha visitato molti calciatori nella sua carriera, quale è stato quello che ha preferito o che l’ha colpito di più?

“Devo dire che sono tanti. Ieri mi sono congratulato con Oddo, anche lui mio paziente e splendida persona. Posso dire che mi colpì parecchio Alain Boghossian. Una persona straordinaria e molto divertente, oltre ad essere un ottimo calciatore, però aveva il problema che si infortunava molto spesso, per problemi posturali. Ebbi un’intuizione a livello odontoiatrico, e dopo averne parlato con lo staff, riuscimmo a migliorare questo suo deficit, e lui tornò a giocare anche in Nazionale, e alla fine di questo processo, mi regalò anche una sua maglietta. Dopo venticinque anni, ho tantissime magliette, una bellissima collezione. Io faccio parte di un’associazione che si chiama “Momenti azzurri”, vicino al Napoli e al presidente De Laurentiis. Siamo circa trenta persone, e stiamo cercando di creare un museo del Calcio Napoli!”.

Altri giocatori storici del Napoli con cui ha ancora rapporti?

“Io sono molto affezionato a Careca e ai Cannavaro. Ho avuto la fortuna di conoscere sia Fabio che Paolo, ma tutti i loro familiari sono miei pazienti. I loro successi li sento anche miei, soprattutto per il grande legame d’affetto che ci unisce, li sento quasi figli miei. Ancora tutt’oggi li rivedo quando vengono a Napoli, quindi se dovessi dire a chi sono più affezionato sicuramente dirò ai fratelli Cannavaro…”.

Lei ha sempre detto di essere un tifoso passionale. Quale è stata la sua partita preferita del Napoli?

“Io mi dimentico cosa succede nelle partite, perché io vado in trans agonistica durante un match, cambio completamente come persona. Io tengo a precisare che sono anche un tifoso onorario delle Curve, sono un ultras, un malato del calcio! Io sento l’appartenenza a questa maglia. Ricordo un Napoli-Real Madrid al San Paolo dove io per la tensione ho tremato quasi per tutti i novanta minuti, quasi come se avessi la febbre e a fine match mi sentivo stanco fisicamente. Non posso, ovviamente, dimenticare l’ultima partita del campionato del secondo scudetto. I tifosi piangevano dalla gioia, e nonostante il caldo infernale era lì a seguire la squadra. Il Napoli mi commuove sempre. Il calcio è passione, ma l’amore per questa squadra è passione allo stato puro: è la squadra più bella, la squadra più pulita, i nostri sono giocatori più onesti, una società ottima, ma soprattutto dei tifosi spettacolari. Io ammiro i supporters azzurri, perché sono sempre presenti e pronti a cantare, e a volte fanno bene a contestare, perché anche questo fa crescere la squadra e l’ambiente. Tutti devono migliorare, nonostante abbiamo una grande società, con un grande presidente con ottime idee che vuole vincere molto con questa squadra!”.

Allora, cosa manca a questa squadra per vincere lo scudetto?

“Ecco… (ride, ndr). Questa è una domanda molto complessa. Io sono uno che va controcorrente. A questa società manca quasi nulla! In Italia abbiamo una società come la Juventus molto ricca, e quindi è difficile competere con certe realtà. Noi abbiamo un presidente per bene che vuole vincere rispettando i parametri economici, cercando di non chiudere mai il bilancio in rosso. Se io fossi presidente, succederebbe il contrario. Io mi affeziono troppo ai calciatori, e ad oggi avrei voluto vedere un attacco Cavani-Higuain. Forse ci vorrebbe un vice Hamsik e un vice Pipita. Ma chi farebbe la riserva dell’argentino? Chi è così forte però allo stesso tempo accetterebbe di giocare raramente? Higuain non è uno che va in panchina, giocherebbe anche la partita ammogliati contro scapoli. Forse ci vuole anche un portiere. Ammiro e sono un grande tifoso di Reina, sia come persona che come atleta, ma gli anni passano anche per lui, e i primi acciacchi stanno arrivando. Abbiamo Sepe, un ragazzo della nostra Primavera, ma i giovani di oggi, vogliono tutto subito. Ho letto che anche Koulibaly ha fatto alcune richieste importanti alla società. Il calcio di oggi è malato sotto questo aspetto ed ingiusto. Nel passato si era più legati alla maglia, alla squadra, c’erano delle bandiere, oggi si pensa solo ai soldi. Careca, ai tempi del secondo scudetto, incontrò Ferlaino per parlare del suo rinnovo. Il brasiliano non pensava al suo ingaggio, diceva che il presidente lo pagava quello che doveva, lui lottava per i giovani, che invece non venivano pagati. Il calcio moderno mi è estraneo a volte, i valori veri di questo sport si sono persi un poco.”.

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