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    Accadde oggi… 16/09/1987 Real Madrid-Napoli, la prima degli azzurri in Coppa dei Campioni

    Se dopo l’estrazione del Bilbao dall’urna europea avete pensato che al Napoli poteva andare meglio, sappiate che funziona così praticamente da sempre.

    “Accadde Oggi” vi riporta indietro di 27 anni, al debutto assoluto della squadra azzurra nella massima competizione continentale. Non si chiamava ancora Champions League ma, molto più semplicemente, Coppa dei Campioni, vi erano ammesse soltanto le compagini vittoriose in patria e non esistevano gironi, la qualificazione si decideva nel doppio confronto e chi perdeva tornava subito a casa. Era un altro calcio, tutte le coppe si giocavano il mercoledì, alla stessa ora e la diretta TV era riservata solo alla partita di cartello.

    “Forte” di un curriculum non proprio brillante a livello europeo, il Napoli non poteva pretendere di essere accoppiato alla classica squadretta maltese o albanese (come ad esempio capitava abitualmente alla Juventus), ma neppure pensava di andare a pescare una corazzata. Infatti… l’urna ci regalò il Real Madrid!

    Era forte quel Napoli, che all’intelaiatura della squadra campione aveva aggiunto un terzino sinistro di grande spessore come Gianni Francini e, soprattutto, il ventisettenne centravanti brasiliano Antonio Careca, punta di diamante della nazionale verdeoro. Era forte, fortissimo anche il Real Madrid, migliore formazione di Spagna e forse d’Europa, con elementi di livello mondiale quali il portiere Buyo, i difensori Chendo e Sanchis, i centrocampisti Michel, Gallego e Martin Vasquez, le punte Sanchez e Butragueno. Era soprattutto una squadra abituata ai grandi appuntamenti, sicura e sfrontata come sa essere chi non ha paura di nulla, neanche di una “finale anticipata”.

    La partita di andata si disputò nella capitale spagnola, in uno stadio vuoto, perché la squadra madrilena era stata sanzionata con un turno a “porte chiuse” per le intemperanze dei propri tifosi (i famigerati Ultras Sur) nel corso della stagione precedente. In quella calda sera di metà settembre il Santiago Bernabeu si presentava dunque come una cattedrale nel deserto, il che non giovò allo spettacolo e neanche, per paradosso, ai calciatori del Napoli, ormai abituati a palcoscenici infuocati ed accoglienze a dir poco ostili.

    Privo di Careca, con Maradona a mezzo servizio ed un centrocampo rinforzato dalla presenza di Luciano Sola (un onesto gregario che mai avrebbe immaginato di ritrovarsi un giorno titolare in Coppa Campioni sul prato del Bernabeu), il Napoli disputò una partita anonima, ma nella fase iniziale trovò  il tempo di pungere due volte i blancos con le incursioni di Renica e Giordano, che mancarono di pochi centimentri l’appuntamento con la storia. Scampati i pericoli, il Real Madrid impose la legge del più forte, passando prima con Michel su calcio di rigore e – nel corso della ripresa – con una sfortunata autorete di Nando De Napoli.

    Due settimane dopo, in un San Paolo gremito e ribollente di passione, la squadra di Bianchi avrebbe cullato per molti minuti il sogno della storica rimonta, ma un guizzo del Buitre al tramonto del primo tempo strozzò l’urlo in gola e rese amara la prima volta del Napoli in coppa dei Campioni.

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