CHIAVE TATTICA – Dall’Inter secondo Spalletti…

Checchè se ne dica in giro, il migliore acquisto dell’Inter è stato Luciano Spalletti. Con il suo arrivo sono cambiate molte cose, tanto nel gioco dei nerazzurri, quanto nella testa dei giocatori. Non c’è più paura, ma fiducia nei propri mezzi; non c’è presunzione ma umiltà. Zero mal di pancia e molto affetto tra compagni e allenatore. Insomma, un bel quadretto familiare a tutta allegria.

Ma ciò che a noi preme è analizzare il gioco dei nerazzurri, cercando di analizzare punti forti e punti deboli di quest’Inter secondo Luciano Spalletti.

Uno dei fiori all’occhiello del gioco spallettiano è l’avanzamento verticale dalla difesa all’attacco con palla a terra fino ada rrivare all’attacco. Il secondo gol di Icardi contro la Roma è un ottimo esempio di quanto appena scritto.

Parlando del mercato, Ausilio ha dovuto lavorar molto stando attento ai dettami del fair play finanziario e piazzando sul mercato gioctori che avevano ormai un ruolo marginale all’interno del progetto nerazzurro (leggi: Biabiany, Palacio, Carrizo, Andreolli, Jovetic, ecc.) e anche quelli che giocavano tanto nell’arco della stagione, come Medel, Murillo, Kondogbia, Banega e Ansadi. Tuttavia, alla luce di queste cessioni, va detto che la rosa dell’Inter è parecchio corta, il che non è certo una tragedia considerando il fatto che i nerazzurri saranno impegnati solo in campionato e in Coppa, ma che alla lunga potrebbe giocare un ruolo sgradito.

Il pericolo maggiore potrebbe essere quello di responsabilizzare eccessivamente troppi giocatori: più giocatori devono rendere al massimo sempre, più probabilità ci sono che qualcosa nel corso della stagione vada storto. Basti pensare a  Skriniar, chiamato a un salto prima mentale che tecnico: per le sue caratteristiche e per la difficoltà dei compiti che gli vengono assegnati da Spalletti – in impostazione ma anche in copertura, considerando che Miranda è quello dei due meno a proprio agio con molto campo alle spalle – è continuamente esposto a errori decisivi. Ha cominciato la stagione in modo decisamente  positivo e la speranza è che possa diventare il nuovo pilastro del reparto arretrato nerazzurro.

Inoltre, Spalletti ha insistito molto fin dall’inizio sull’aspetto mentale: “L’Inter deve essere la squadra, il sudore comune per lo stesso obiettivo, non ci sono obiettivi individuali se non c’è obiettivo comune”. La prima versione di quest’Inter post-Pioli è senza dubbio più ordinata. Il modulo continua ad essere il 4-2-3-1, con il pressing che non è  così rigido come l’anno scorso. La palla è il focus principale e si marcano principalmente i giocatori in ricezione della stessa.

In fase difensiva, l’Inter ha uno svantaggio: la coperta è troppo corta, con i cambi di gioco che sembrano attualmente una spina nel fianco per la formazione allenata dal tecnico toscano. La stessa difesa, quando il pressing non va bene, concede spazi all’avversario che ne può approfittare e creare pericoli.

In fase offensiva, grande apporto lo offrono la coppia degli esterni, con Perisic che spesso s’intraversa per l’area di rigore  andando al gol o, più semplicemente, servendo assist preziosi a Mauro Icardi, uomo d’area decisivo che ha risolto brillantemente il derby di settimana scorsa. Quindi grande oattenzione al capitano nerazzurro e al croato, che saranno sicuramente gli uomini da tener sotto la lente d’ingrandimento. Albiol e Koulibaly sono avvisati.

 

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