CHIAVE TATTICA – Cagliari, alla ricerca di un’identità

    Nuova puntata de “La chiave tattica” su MondoNapoli! Il prossimo avversario del Napoli sarà il Cagliari, e sarà proprio la formazione rossoblù, in particolare il modo di giocare dei ragazzi di Rastelli, l’argomento della settimana.

    Partiamo dalla passata stagione, nella quale il Cagliari si è salvato sostanzialmente a Natale pur avendo incassato fiumi di gol. Il tutto, ovviamente, facilitato dal basso rendimento delle ultime quattro formazioni della Serie A 2016-2017.

    Va detto però che il Cagliari era di gran lunga la peggior difesa della Serie A con oltre 2 gol subiti a partita di media. Media, tra l’altro, rispettata a fine campionato con 76 reti incassate nelle 38 giornate del torneo. Ma il dato preoccupante risiede nelle conclusioni concesse ogni partite, ossia 17,2 conclusioni ogni 90 minuti, ben 1,1 in più dell’Empoli secondo in questa poca gradita classifica.

    Nel corso dell’estate, il Cagliari si è sì privato di giocatori chiave, come Tachtsidis e Di Gennaro, ma ha saputo compensare queste partenze con acquisti eccellenti come Cigarini e Pavoletti per l’attacco, orfano di Borriello.

    Capitolo modulo. In fase d’attacco Rastelli privilegia il 4-3-1-2, vero pallino dalla Serie B, giocando in modo diretto cercando il più possibile verticalizzazioni e cross dalle fasce. Una particolarità: il terzino destro del cagliari gioca spesso in modo asimmetrico rispetto al compagno di fascia (quella sinistra, ndr) e ciò creava più spazi in diagonale per Sau, molto reattivo in queste fasi d’attacco. Ruolo chiave della formazione di Rastelli è quindi il terzino, dal quale partono tutti i movimenti per trovare la via del gol.

    In fase di difesa, invece, il Cagliari cambia assetto passando ad un catenacciaro 5-3-2 o 5-4-1 a seconda delle partite.

    Il Cagliari in definitiva, oltre che l’obbligo di salvarsi, avrà il dovere di migliorare la qualità del proprio gioco. Il suo blasone, come il suo organico, è superiore a quello di tante squadre della Serie A, ma come dimostrano gli ultimi anni, per ottenere risultati servono le idee, oltre che i grandi nomi. Anche perchè, visto che ogni anno c’è sempre una sorpresa (negativa, nel senso di squadre che retrocedono quasi inaspettatamente) in Serie A, c’è da sbrigarsi nel dare un’identità solida al team.

     

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