Diego Demme: “Il mio idolo è Gattuso e mio padre è napoletano. Il mio nome in onore di Maradona!”

Correva l’anno 2017 quando Gianluca di Marzio, dal suo sito ufficiale ha raccontato di Diego Demme, nuovo nome al centro del mercato azzurro. Il calciatore sembra essere il piano B nel caso in cui fallisse l’affare Lobotka. Il classe ‘91 non nasconde la sua passione per gli azzurri ed infatti segue il profilo ufficiale della società su Instagram.

Di Marzio, il 16 aprile 2017, scriveva di lui così: “Diego non ci pensa di risparmiarsi, non ne vuole proprio sapere, come faceva fino a poco tempo fa il suo grande idolo, “Ringhio” Gattuso. Corsa e lotta, ma anche qualità e personalità. L’identikit di Diego Demme è chiaro e anche a Lipsia ormai lo conoscono.

Origini calabresi, la carta d’identità non tradisce. Diego come Maradona, nome voluto dal papà per onorare il grande Pibe argentino. L’Italia, con i suoi profumi e i suoi colori, gli scorre nel sangue: “L’italiano non lo parlo perfettamente, come puoi sentire, ma ti assicuro che capisco tutto”, ci raccontava Diego due anni fa in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com.

Per Diego, l’Italia è un vero e proprio punto di riferimento. Lui nasce a Herford, vicino ad Hannover, ma la Penisola lo ha sempre affascinato, come ci racconta: “Mio padre è calabrese, grazie a lui riesco a capire perfettamente l’italiano. Anche se, onestamente, mi manca un pò di grammatica. Difficile dire se mi sento più italiano o tedesco, credo entrambe le parti abbiano tanto da offrirmi. Una cosa è certa: nella cucina l’Italia non ha rivali, anche per questo vengo volentieri lì per le vacanze. Poi la moda, certo. E’ un paese che ammiro molto”.

Ma, occhio, c’è anche il calcio. Un uomo in particolare lo ha ispirato in questi anni: “Sono un grande fan di Rino Gattuso, lo ammetto. Mi piaceva il suo gioco aggressivo e la sua grinta, la sua voglia di dare sempre tutto per la squadra e di trascinarla. Mi sento molto simile a lui nel mio stile: metto tutto me stesso in campo, la mia grinta nei contrasti, la mia fisicità e anche la capacità di giocare la palla”.

Il calcio italiano? Credo negli ultimi sei anni abbia perso di qualità, anche se in Europa la Juve può forse arrivare fino in fondo. Secondo me c’è bisogno che si sponsorizzino i vivai italiani, che i giovani – come accade qui – siano al centro dei progetti. In Germania non conta l’età, ma se sei bravo o no. Ovviamente quando giocano le squadre italiane nelle competizioni internazionale tifo per loro, senza dubbio”.

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