Editoriale- Napoli ed il tramonto del dodicesimo uomo in campo

Il Napoli per la sesta volta nella sua storia novantennale concorre per il secondo posto. Traguardo importantissimo a due giornate di distanza eppure sembrerebbe ben altro destino a guardare l’affluenza dei tifosi napoletani allo stadio San Paolo. La flessione degli spettatori se si analizzano gli ultimi anni è evidente però a livello nazionale. I dati sono indicativi, nella stagione 1994-95 ogni gara ha raccolto in media 29.154 spettatori (paganti + abbonati), nel 2013  il dato era di 23.011, mentre nelle prime 14 giornate del 2014  è sceso ulteriormente a 22.289. In due decenni, dagli spalti sono sparite 6/7 mila persone per gara: l’equivalente di un piccolo paese. Il calo non è stato sempre lineare: nel 2006-07 gli spettatori per partita sono stati 18.759, anche per la retrocessione della Juventus in B. Nel 1997-98 l’annata migliore, con oltre 31 mila presenze a partita; da dieci anni a questa parte, invece, non è più stata raggiunta la soglia delle 25 mila. Al di là di questa tendenza nazionale fa specie che una piazza storicamente calorosa ed attaccatissima alla propria squadra come quella napoletana mostri segni di flessione. Nelle 24 partite giocate in questa stagione al San Paolo sono stati registrati in totale 775.049 spettatori, con una media di 32.293,71 a partita. Sulla media hanno influito in maniera negativa le partite di Europa League con il Legia Varsavia (7.922 spettatori) e di Coppa Italia con il Verona (record negativo di 7.221). In campionato il dato non è certamente incoraggiante. In diciotto partite al San Paolo (manca ancora quella con il Frosinone) la media spettatori è stata di 37.694 spettatori e solo con Inter, Roma (record stagionale con 55.726 spettatori) e Milan, sono state superate le 50.000 unità ( i seguenti dati raccolti dal sito 100×100 Napoli, ndr). I motivi sono molteplici: anzitutto il fatto che l’evento sportivo domenicale non è più tale. La liturgia delle partite non trasmesse quasi mai in diretta tv ma ascoltate in simultanea attraverso i leggendari commentatori radiofonici della Rai  è tramontata. Si gioca sempre , ovunque e comunque, prima uno o due e poi un altro senza logica oraria.  Si parla anche h 24 e sempre meno tecnicamente.  I programmi si sono moltiplicati tra tv, radio e web. Lo spezzatino è pressochè planetario, si gioca sempre ed a tutte le ore come nell’ippica, la ruota gira sempre più vorticosamente e  si fa fatica a starle dietro. Il palinsesto dilatato ha favorito una fidelizzazione domiciliare , a pagamento e non. Anche l’informazione calcistica ha aumentato l’offerta. La notizia ha però ceduto il passo al sentito dire, l’immersione in una “tabloid information pallonara” è stato un pericolo a cui nessuno si è sottratto. Gli scandali, calciopoli, passaportopoli, le mazzette della Fifa, il doping, le scommesse hanno fatto il resto. In tutta questa sovrabbondanza di informazioni e partite viene meno la sacralità delle gare in contemporanea, la liturgia , il rito pagano. A dire il vero, il San Paolo di Napoli  , così come molti altri stadi italiani è fatiscente, obsoleto, poco fruibile per le famiglie e non offre uno stimolo convincente nemmeno in presenza di obiettivi di alta classifica.  Altro motivo per la disaffezione dei tifosi oltre ai prezzi elevati (invero non più alti rispetto alla media nazionale)  è la poca simpatia del Presidente De Laurentiis, al quale qualche supporter azzurro non ha perdonato la campagna acquisti di gennaio, priva di colpi importanti, quando si poteva ambire al definitivo salto. Le stime pocanzi riportate portano ad una conclusione disarmante: lo stadio nuovo a Napoli, ideale per le esigenze di tutti gli appassionati oltre a dover essere moderno e con i servizi degli di un’importante metropoli quale è quella partenopea, potrebbe contenere non più di 45.000 persone per soddisfare la domanda. Sono lontani i tempi del dodicesimo uomo in campo, dei 90000 spettatori contro il Real Madrid del Buitre, dei cori , dei tamburi e delle meravigliose coregrafie che hanno fatto il giro del mondo. Non è un Amarcord ma uno specchio amaro della realtà moderna. Lo spettacolo lo vedremo sempre più sul divano di casa, almeno saremo comodi ed eviteremo la fatica estenuante di raggiungere un posto in gradinata.

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