EDITORIALE – Il Napoli è in rosso!

Lo Scida sembrava fosse la Plaza de Toros e Ferrari, difensore del CrotoneJosé Gómez Ortega, uno dei più grandi matador della storia delle corride. Il mantello rosso della sfida e della provocazione era servito e sventolato in faccia al toro imbizzarrito Gabbiadini, il quale attratto da esso, senza riserva alcuna, si è scatenato sul matador con impeto funesto. L’orologio scoccava le 15.31 esatte di una domenica d’ottobre e il silenzio invadeva le case dei tifosi azzurri, consapevoli della sciocchezza perpetrata dal proprio giocatore, in attesa che il giudizio dell’arbitro potesse essere clemente. Pollice verso e cartellino rosso fuoco che infiamma l’animo di Gabbiadini, di Sarri e dei supporter azzurri. Un vortice di disperazione e amarezza invade l’animo del popolo napoletano, sgomento e perplesso per un gesto inaspettato quanto inadeguato.

Il cratere Crotone su Marte, non a caso il Pianeta rosso – Il Napoli riesce comunque ad imporre il proprio teorema nella terra di Pitagora ma se la vittoria a Crotone non ha subiti danni di realizzazione, a subirne sarà il prossimo futuro del Napoli, costretto ad essere orfano anche dell’unica punta rimasta in rosa. Da questa considerazione si snoda la condanna al gesto di Gabbiadini, reo di aver complicato ancor di più le sorti della squadra. Se non dovesse rappresentare un problema sopperire alla sua assenza in casa, mercoledì contro l’Empoli, lo sarà senz’altro non averlo a disposizione sabato prossimo in trasferta a Torino, sul campo dei campioni d’Italia. La vittoria che ha ridato ossigeno al campionato del Napoli è stata quindi inquinata, “contraffatta” da un errore gratuito che non trova spiegazione in nessun tipo di attenuante. Gabbiadini avrebbe dovuto avere la lucidità di valutare la totale inutilità di reagire al fallo -subito a centrocampo- soprattutto perché la squadra si trovava già in vantaggio e con altri 60 minuti buoni di partita ancora da giocare. L’istintività motivata dal peso della pressione mediatica e della responsabilità di sciorinare una prestazione convincente ha confuso il buon Manolo, incapace di evitare la buccia di banana sulla quale invece è rovinosamente scivolato, trascinando con se all’inferno tutta la squadra. La caduta è una di quelle che fanno male, capaci di aprire solchi pericolosi come crateri in cui possono affogare i sogni di gloria del Napoli. Una squadra di vertice che ambisce alle primissime posizioni non può ritrovarsi senza punte di ruolo, soprattutto in previsione di partite delicate come quella di Torino. Se l’assenza di Milik può essere ascritta alla sfortuna, quella di Gabbiadini è figlia esclusiva di una mancanza di brillantezza grave e penalizzante per un giocatore di livello come il bergamasco. La sua crocifissione sull’altare della patria purtroppo è scontata quanto inevitabile, non è infatti possibile salvarlo dal polverone in cui autonomamente è piombato. In un momento così delicato anche un solo bicchiere rotto è capace di far rumore, Gabbiadini non avrebbe infatti potuto scegliere momento peggiore per uscire dalla contesa, soprattutto in quel modo così squalificante anche per se stesso. Anche il più brutto dei quadri però gode di una cornice, a volte capace di rendere meno sgraziato il dipinto. Esiste infatti troppa pressione sia sull’allenatore che sulla squadra. Lo ripetiamo da tempo ma evidentemente l’sos di moderazione e riflessione si diffonde come un’eco su Marte: nessuno lo sente. Vero che le ultime partite sono state segnate da un’involuzione di gioco e di risultati, vero che l’assenza di Milik abbia gettato qualche ombra sul futuro ma, da questi fatti, giungere al massacro pregiudizievole e masochista ne passa. Il cuore di ogni tifoso arde del fuoco della passione e della voglia cieca di vincere contro il proprio avversario, nessuno quindi desidera accontentarsi abbandonando preventivamente la contesa senza lottare ma questo argento vivo deve brillare sempre e comunque a sostegno della propria “fede”, senza invece che diventi freno per la stessa. Dal cratere di risultati in cui il Napoli sembrava fosse affondato oggi riemergono i tre punti, una corda di salvataggio alla quale aggrapparsi per scappare dai venti di fuoco che soffiavano rapidi e indomiti. Giusto quindi trasformare il pugno in carezza e tendere la mano a questa squadra, a questo allenatore e provare congiuntamente la risalita. Lo stesso Gabbiadini, tanto criticato oggi, dovrà essere perdonato domani con slancio misericordioso e caritatevole. Cavalcare l’onda selvaggia e bieca dello sciacallaggio mediatico significherebbe affossare ancor di più un valore tecnico importante che, dalle prossime gare, potrà rivelarsi decisivo. Disperderlo per colpa di una cupidigia autolesionista rappresenta un gioco al quale, chi realmente ama il Napoli, non può prestare il fianco dando fiato alla bocca.

Il Napoli è in rosso ma comunque in grado di rimettere il pieno – E’ vero, non è ancora ufficiale ma lo sarà nelle prossime ore, il Napoli è in rosso considerando il numero di attaccanti a disposizione per i prossimi match. Questo rosso però non è una malattia cronica dalla quale non è possibile salvarsi, così come non esclude la possibilità di ripartire con rinnovato slancio. Infondo, quando finisce la benzina nella macchina non si fa altro che andare dal benzinaio e provvedere al rifornimento. Quest’ultimo è caratterizzato dal vantaggio di possedere giocatori di manovra e di spinta offensiva in grado di sopperire per qualità e quantità alla mancanza della punta. A Crotone abbiamo apprezzato Diawara, da considerarsi un nuovo acquisto piuttosto brillante per questa squadra. Inoltre poter contare su giocatori come Callejon, Mertens, Giaccherini ed Insigne è una risorsa rara quanto importante per smuovere in altri modi il gioco offensivo. Chi dice che per vincere occorra necessariamente avere un attaccante? Certamente averlo è un vantaggio ma un gol si realizza attraverso un gioco ed un fraseggio che parte da lontano e, finalizzato poi, da uno degli undici interpreti in campo. Una rosa come il Napoli capace di vantare giocatori capaci di vestire i panni sia degli ispiratori che dei finalizzatori non può fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Lanciando una provocazione potrebbe addirittura essere un vantaggio, a patto che la situazione venga gestita e collaudata in questo senso, quando sabato prossimo gli azzurri affronteranno la Juventus. Pensateci, affrontare i bianconeri con giocatori mobili, veloci e dal dribbling facile potrebbe rappresentare un vantaggio per scardinare una difesa forte nella zona centrale. La difesa juventina, infatti, se mossa con sapienza, potrà avere delle difficoltà maggiori rispetto invece che marcare univocamente un giocatore fisso in attacco che, per forza maggiore, sarebbe un punto di riferimento piuttosto leggibile.

Una delle regole non scritte della vita è di saper fare della necessità la propria virtù. Partendo da questa considerazione si evince come tutto possa essere possibile e che, nonostante le apparenze, le armi per vincere sono sempre nelle nostre mani, a prescindere dal fato o da altre facezie. Godiamoci il ritorno al successo e prepariamoci ad altre due sfide dagli importanti contenuti. Infondo a Torino giocheremo alla vigilia di Halloween e, se riusciremo a sfruttare l’arte camaleontica intrinseca nel genere umano, potremmo anche fare un bello scherzetto ai campioni d’Italia assaporando la bontà di un gustoso dolcetto…

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