EDITORIALE – L’amore costa Realmente tanto…

Il nuovo anno è appena iniziato, solo da qualche ora ha debuttato nelle nostre vite e ad esso, chi più o chi meno, ha affidato speranze, sogni e desideri, dai più banali ai più importanti. Il tempo ha, per fortuna o sfortuna, il pregio e lo svantaggio di trascorrere in fretta, dimenticando ed oscurando ogni sano principio in virtù solo ed esclusivo di interessi di natura materialistica ed egoistica. Non appena ventiquattro ore prima alzavamo i calici al cielo, il brindisi della festa per accogliere il nuovo anno ed oggi, meglio dire dalla notte, ad affollare le strade per dare la caccia al biglietto “proibito”. Cinematografia e realtà si sono mischiate in un cocktail esplosivo, dissacrante per certi versi. Il tagliando d’oro è il premio che tanti sperano di vantare tra le proprie mani alla fine di quella che è stata una lunga notte. Polemiche e chiasso, trambusto e confusione. Potremmo descriverla così la prevendita all’evento più importante della Napoli calcistica. Dalle prime ore dell’alba sui social sono iniziate a circolari voci e illazioni allarmanti. C’è chi ha parlato di “liste”, “prevendite” non propriamente rispettose della legge che, scusateci la franchezza, sviliscono la fiducia nelle istituzioni anche di chi ha in cuor suo il senso di giustizia. Terminali bloccati, volutamente o non, folla che alza la voce sentendosi ancora una volta vittima di una realtà sociale distante dalla normalità. Peggio ancora fanno alcuni siti che, offrendo massima garanzia ai propri clienti, promettono biglietti per qualsiasi settore del San Paolo a prezzi che superano l’arroganza speculatrice. Abbiamo visto e documentato dell’esistenza di biglietti di curva venduti su questi siti anche 600€. A questo, poi, sarebbe da aggiungere anche che la garanzia che essi assicurano non sempre è reale come viene sventolato in fase di acquisto. In tutta questa confusione e marasma sociale, nel pomeriggio, è girata anche la voce che molti abbonati siano rimasti sprovvisti del biglietto, pur godendo di un ovvio e logico diritto di prelazione. Insomma, siamo alla frutta. Desideriamo paragonarci con il grande calcio internazionale, ci offendiamo quando da altre nazioni arrivano fiumi di parole che criticano e denigrano il nostro sistema sportivo e sociale. Signori, con coerenza e sincerità, alla luce dei fatti, possiamo realmente dire che tutto ciò che spesso ci sentiamo dire dall’Europa è sbagliato? Abbiamo il coraggio di dire che tutto vada bene e che non siamo dinanzi a scandali organizzativi?

Tali domande dovrebbero rimbombare come petardi in una chiesa nelle nostre coscienze. Dalla risposta a tali interrogativi dovremmo ricostruire le fondamenta che crollano a pezzi e trascinano nello sprofondo più totale ogni ramo della nostra società, burocratica e non. Non è ammissibile che nel 2017 ci siano ancora i “furbi”, capaci di esserli solo grazie alla presenza dei “fessi” che per rispettare la legge preferiscono chinare il capo e soccombere. Non è ammissibile che, in una società che controlla anche ciò che non richiederebbe verifica, non si garantisca ordine e rigore lì dove invece il flusso di illegalità scorre maggiormente. Il problema nasce alla fonte, dalla sorgente dalla quale dovrebbe provenire purezza e chiarezza e invece, nei fatti, nasce il malaffare. Il sistema calcio italiano è clinicamente in stato di coma, i sussulti che ancora scaturiscono da esso rappresentano gli ultimi battiti di un cuore che si sta spegnendo per assenza di passione. Grazie a leggi inique, ordinanze restrittive per i buoni e accomodanti per i cattivi, lo stadio ha perso il proprio re: il pubblico. Quest’ultimo è e sarà sempre il motore di questo sport, il pubblico rappresenta la vita che scorre sui campi di gioco di ogni parte del mondo. Ciò che appare, invece, è che i poteri forti non abbiano più interessi a coinvolgerlo, pur fruendo da essi gran parte dei proventi. La speculazione che maggiormente offende le coscienze è la speculazione meschina, bieca e approfittante che esercitano sulla passione della gente. Chissà quanti tifosi del Napoli la notte del 31, appena passata, al nuovo anno hanno chiesto di poter avere il biglietto per quell’evento tanto sognato, chissà quanti avranno anche chiesto che qualcuno possa apporre la sua mano per la realizzazione del miracolo sportivo. Tanti, sicuramente troppi di questi periodi, hanno nel cuore la propria squadra per cui tifano da sempre, nei capillari delle loro emozioni più profonde scorre il colore sociale della propria amata. Persone simili non sentirebbero il peso di alcun sacrifico pur di poter sostenere una parte della propria vita, farebbero di tutto e anche di più per non mancare all’evento tanto desiderato. Non esistono chilometri, nottate passate al freddo e gare troppo pericolose. Il battito di quella passione che in ognuno di loro è cullata ancora dal bambino che sono stati, non smetterà mai di veicolare ogni impegno e aspirazione verso quel mondo che, in questo caso, è azzurro e profondo più del mare. Giocare, quindi, con i sentimenti delle persone, strumentalizzare il loro amore, rappresenta il lutto più grave per il nostro calcio. Rappresenta la fine di ogni valore etico, morale e di ordine sociale. L’amore non dovrebbe mai costituire un limite, un potere nelle mani degli approfittanti. L’amore dovrebbe guidare il popolo, orientare la gente verso futuri migliori, dovrebbe unirci tutti senza distinzioni di convenienza, dovrebbe essere l’unica arma da usare nel nostro quotidiano. Oggi, invece, sembra che amare abbia un prezzo troppo alto, un prezzo che sempre più persone, seppur a malincuore, non intendono più pagare. A rimetterci però, siamo tutti e anche chi dopo di noi vivrà su questa terra.

Il nuovo anno è iniziato ma, purtroppo, nulla sembra essere cambiato se non che siamo tutti di un anno più vecchi. La speranza è l’ultima a morire ma, scusateci, si fa sempre più fatica a credere che le cose possano normalizzarsi. Infine, complimenti a chi ha tra le mani il biglietto della fortuna, il biglietto d’oro con il quale potrà accedere alla fabbrica di quel calcio che, andando avanti di questo passo, sarà solo un ricordo.

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