EDITORIALE – E se alla fine fosse un vantaggio?

La partita a Crotone non era ancora terminata, a onor del vero nemmeno il primo tempo, e l’espulsione di Gabbiadini già distraeva con voli di fantasia i tifosi, vogliosi di rispondere all’interrogativo: e ora come giochiamo a Torino contro la Juventus senza avere nemmeno un attaccante di ruolo?

Per qualche minuto la partita in terra calabrese è stata sospesa per invasione di pensieri, più o meno positivi a riguardo della soluzione da trovare. Tolti i panni da tifosi si sono indossati quelli di poeti e scrittori, declinando in forma propria il famoso soliloquio shakespeariano: Gabbiadini o non Gabbiadini, questo è il problema. Fortunatamente poi il Napoli sigla il raddoppio e l’enfasi di gioia travolge tutti accantonando certi aulici pensieri per rimandarli a poco più tardi, una volta finita la gara. A distanza di 24 ore il caso è ancora bollente come una pizza fritta appena sfornata, sulla quale tutti desiderano buttarsi per strapparne un pezzo. Nessuno si esime dall’esprimere la propria opinione e a volte, tanta è la voglia e la fretta di intervenire, che si dimenticano di accendere il cervello producendo un commento che, pur amando la democrazia, ruba solo spazio diversamente utilizzabile in modo costruttivo. Ogni considerazione ha una propria validità se sostenuta da una tesi ed anche da un’antitesi, basi sulle quali far sbocciare un dibattito che possa consentire ai protagonisti di scambiare i propri punti di vista e, magari, anche arricchire quelli personali. Chi si discosta da questo concetto, per natura filosofica l’endocarpo di ogni sana arte comunicativa, costruisce le fondamenta della distruzione di un qualcosa che, invece, andrebbe sostenuto. Siamo tutti d’accordo su quanto sia spiacevole e triste dover affrontare le prossime due gare senza poter schierare una punta di ruolo e, alla luce dei fatti, la politica in fase di mercato estivo riguardante il reparto avanzato sia stata scarna e limitata. Milik ha infatti le caratteristiche della prima punta classica: forte fisicamente, alto, bravo di testa ed anche mobile e quindi capace di inserirsi tra gli spazi e le linee avversarie. Gabbiadini non è una prima punta e almeno per ora non lo sarà anche in futuro. Il bergamasco è una fantastica seconda punta capace di partire da lontano e convergere verso il centro potendo contare su un sinistro micidiale. All’occorrenza è un attaccante capace di segnare, e nemmeno poi così poco, ma certamente non ha le stigmate per reggere da solo il peso dell’attacco. Partendo da queste considerazioni si evince quanto sarebbe stato importante acquistare un giocatore più simile al polacco, il quale non ha un reale alter ego. Le divagazioni sul passato è giusto però che trovino uno spazio limitato e breve come un inciso, una parentesi di una realtà ormai immutabile.

La ricostruzione – Ogni azione dell’uomo deve essere rivolta verso la propria crescita, personale o di chi e cosa gli sta a cuore. Sprecare energie per demolire, sotterrare e inasprire ogni momento svilendo la pazienza anche del più calmo è un esercizio assai pericoloso. La conseguenza che ne deriva è la propria stessa distruzione. Cerchiamo di guardare al di là del nostro naso e di quelle convenzioni non scritte che sembrano leggi indiscutibili. A Torino -ricordando che si giocherà sempre e comunque prima con l’Empoli- affronteremo la Juventus potendo schierare undici elementi, gli stessi che schiereranno loro. Inoltre ripercorrendo le ultime sfide, anche quella dello scorso anno, la punta centrale del Napoli ha sempre vissuto allo Stadium una serata di anonimato. Anche “sua maestà” Higuain l’anno passato fu limitato senza appello dalla difesa bianconera. Considerando tutto ciò ne consegue che potrebbe essere forse un vantaggio non disporre della punta di ruolo. Allegri e predecessori contro il Napoli hanno sempre imbottito il centrocampo per limitare il nostro gioco, creando frattura tra linea mediana ed attacco al fine di avere superiorità numerica. Paradossalmente la scelta obbligata che avrà Sarri potrà permettere di aggiungere un uomo di manovra e di costruzione al gioco di palleggio, riequilibrando l’inferiorità numerica -prima citata- eliminando anche la frattura tra centrocampo ed attacco. La Juventus, se attaccata in velocità e con fraseggio corto, perde la propria “invincibilità” prestando il fianco alle scorribande nemiche. Nulla è realmente perduto fin quando si ha ancora respiro per nominare ciò che vorremmo conquistare. L’armatura con cui ornare il nostro cuore e il nostro animo dovrà essere l’arte magica -nemmeno poi più di tanto magica- di trasformare in virtù ciò che rappresenta invece la nostra necessità. Fino a quando il Napoli affronterà la Juventus in parità numerica tutto può accadere.

Per favore, lanciamo un appello, perdonate Gabbiadini – Vero, verissimo e sacrosanto, Gabbiadini ha sbagliato senza nessun tipo di appello. Da qui però, passare alle demonizzazione di un ragazzo trattandolo come un assassino ne passa. Il ragazzo ha chiesto scusa, comprendendo le ragioni dell’errore e, non avendo mai avuto un comportamento sopra le righe o scorretto, merita il “perdono” e che gli venga stretta la mano per tirarlo su da dove è precipitato. Il suo errore è netto ma è netta anche la pressione, mediatica e non, che ha dovuto subire. Molte volte si giudica il gesto senza analizzare il retropensiero. Non è giusto costruire un mostro e lamentarsene poi quando rompe tutto. L’equilibrio è la caratteristica principale dell’intelligenza e, siccome il buon Dio l’ha donata a tutti, occorre onorarla utilizzandola con dignità. Gabbiadini merita, per concludere, di essere perdonato e ci auguriamo che questo “appello” possa essere accolto da più tifosi possibili.

Insieme si vince, sempre…

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